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CARMEN DI GIULIO


           
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36 - IL SOGNO

Nell’inesplorato meandro, o Sogno,
di questo inquieto spirito ti formi,
indi alla luce vieni e sol di luce
vivi. Ti aggiri nell’indefinito
e il tempo, a te, continuamente adduce
nuovo splendore, e tu divieni ardito.

Nell’azzurro t’innalzi che d’azzurro
ti asperge, poi fra l’immenso palpiti
e colmo di languore ti dilati.
In te, Sogno, m’affiso e forza attingo
nel gioco della vita, ed appagati
sento i voti, le brame, e re mi fingo

veleggiando sul mar di fantasia.
Come una gemma d’orafo ti guardo
e nell’onda di luce il cor si perde;
nella visione tremula, incantata,
il pensiero si ferma e fiori e verde
nell’animo ritornan, ché rinata

è la speranza. Nel gioco di luci
e di bagliori vivo la favola,
quella fiaba intessuta di turchino,
di sole risplendente e di desìo,
quella che il cuore crea in un mattino,
quando alla realtà si dice addio.



36 - IL SOGNO
Traspare ancora, in questi versi, il desiderio di Carmen di attingere, da ogni fonte possibile, quella energia vitale di cui abbisogna per continuare una vita che non l'appaga e che, anzi, l'ha profondamente delusa. Il Sogno diventa una di queste fonti, vigoroso ancor più nel tempo quando, rielaborato dalla mente, aggiunge sensazioni a sensazioni, energia ad energia, speranza a speranza. Quasi la vita fosse un gioco imprevedibile che il Sogno può spingere a positive conclusioni per il solo fatto di essere sicuro portatore di quelle aspettative che la crudezza del vero sterilizzano e vogliono sempre vanificare.


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