Roberto Zito

 

 

La roccia e il fiume


I


La mia terra
era una striscia di tetti bassi

dagli embrici sconnessi

e camice

/bandiere ammainate alle finestre/

stese alla fune ad asciugare.

La mia terra/
stretta tra la roccia e il fiume/

era un feudo in mano ai padroni

che piegavano
(come giovenchi alla macina)
i pezzenti in cambio di un tozzo di pane.

Era il cavallo legato al palo che
impaziente
scalpitava nell’attesa dell’alba ed un ponte

attraversato dal treno che portava al di là

di un orizzonte.

 


II
 

Lungo i binari di quella ferrovia,

insieme ad altri
anch’io m’incamminai e fu

necessario attraversarlo quel ponte

per capire che la patria non era un

pezzo di terra cinto dal filo sul confine.

(No, non è solo un pezzo di terra la patria)

La mia patria erano gli uomini.

Era il contadino che al tramonto tornava

dai campi ed il fabbro che possente

portava il colpo sul ferro.
La mia patria era l’uomo che
con penna o aratro
aveva scritto la sua storia nel cerchio del tempo.

E fui roccia
radicato agli uomini come la quercia alla terra.

E fui fiume
che nasce e muore mille volte in un giorno senza smettere di essere fiume.
E fui cavallo
scalpitante al palo ed impaziente di vedere

un’alba dopo il buio della notte.

 


III
 

E quando l’alba arrivò

(oh ! se arrivò l’alba)
nelle piazze corse il mio sogno

e rose vidi sbocciare tra le pietre

ed altre
/ahimè/
appassire o mai dischiudersi.

Però veloce si dilegua il tempo

e chiude il suo cerchio
ed a grandi passi l’ombra della falce

si allunga sui sentieri a ricordarci che

giunta è l’ora del ritorno.

E quando anche per me fu l’ora

impaziente tendesti l’agguato e con

ferocia sferrasti il tuo colpo.

Ma con mano insicura affondasti la

lama.

(Ah / tempo,
tempo maledetto/ non sempre è perfetta
la circonferenza che col dito disegni nell’aria).
Altro volevi vedessi sulla mia strada.

Non rose ma vipere agitarsi nell’ombra

ed uomini - avvoltoi
/pronti a far del pensiero brandelli/

aggirasi come rapaci in alto volo sopra

un campo di papaveri rossi.

Vigliacchi uomini - avvoltoi

che attendono la notte per

colpire alle spalle.

Ma non ci fu resa nel mio pugno.

Non, non ci fu resa nel pugno

che pur già più obbediva al

passionale battito del cuore palpitante.

Ed ora,

ora non sono che vento che sibila e si
insinua tra le fessure delle pietre e batte

sulle porte chiuse delle case e riporta

agli uomini che furono la mia patria

il ricordo che non è svanito di chi fu roccia

e fiume e cavallo scalpitante al palo.

 

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