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IL CASTELLO DI RUOTI
 

 


Nel castello di Ruoti c’era un Re, tanto malato che nessuno credeva più possibile una sua guarigione. I medici avevano fatto di tutto per tentare di salvarlo, ma a nulla erano valsi i loro sforzi. Successe che un giorno, i tre figli del monarca, dopo aver visitato il loro padre e convinti ormai della sua fine, si misero a piangere nel giardino del palazzo. Erano ancora in lacrime, quando si fece avanti un vecchio che chiese: “Perchè piangete, figlioli?”

“È per nostro padre che ci sta per lasciare per sempre. Non ce rimedio per il suo male”.


“Io ne conosco uno!” –Replicò lo sconosciuto– “È l’acqua della vita. Chiunque la beva, guarisce da tutti i mali”.

“Dove si può trovarla?” –chiese il maggiore dei Principi. “Nessuno lo sa con esattezza, ma nulla si trova senza fatica. Chi la trova ce l’ha”.

Grazie, buon uomo –dissero i Principi.

Senza perdere altro tempo, il maggiore dei tre corse da suo padre per avere il permesso di cercare l’acqua della vita. “No, figlio mio,anch’io ne ho sentito parlare molte volte, ma nessuno, di tutti quelli che l’hanno cercata, è più tornato indietro”. Il Principe, però, insistette tanto che il padre acconsentì. “La mia vita vale poco, ormai sono vecchio, quindi non rischiare per me. Sii prudente, promettimelo!” Dopo di che il Principe si mise in cammino. Lo fece tanto che, giunto all’inizio del bosco, quasi travolse un piccolo trovava a passare di lì. “Fammi strada, ranocchio!” “Si può sapere dove corri con tanta fretta?”, chiese il nano. “Sei curioso e stupido!”, Fu la risposta del Principe –Dove vado, e perché, a te non interessa!”, “Me non importa, giovane superbo, ti fermerà la gola!”. Il Principe scansò l’uomo pensando: “Le parole di nessuno non raggiungono il cielo”. Continuò la sua marcia finché, molte ore dopo, si trovò di fronte a delle alte montagne. “Superare queste montagne mi costerà parecchia fatica. Devo trovare un passo. Lo trovò, dopo ore ed ore, ma la vegetazione e le rocce erano così intricate che finì per rimanere bloccato ed imprigionato tra due rocce in una gola. Frattanto, il Re ed i suoi figli, attendevano con ansia il ritorno del Principe maggiore. Passarono molti giorni senza che accadesse nulla. Il secondo dei tigli si presentò al padre e disse: “Voglio andare a cercare mio fratello e l’acqua della vita”. Il Re acconsentì. Così anche il secondo Principe partì e anch’esso, alle soglie del bosco, incontro l’omino, che gli chiese: “Dove corri con tanta fretta?”. “Vado per i fatti miei! –Disse il giovane ridendo– “Ti importerà parecchio il mio percorso!”.

“Certo che no, giovane superbo! Ti fermerà la gola!”

Il Principe proseguì, senza più degnargli attenzione... per poi fare la stessa fine di suo fratello. Rimase infatti imprigionato tra le rocce della stessa gola. Passarono i mesi senza che al palazzo giungessero notizie. Così, anche il terzo Principe si mise in viaggio. Trovandosi di fronte all’ometto del bosco, che gli chiedeva dove andasse con tanta fretta, rispose: “In cerca dell’acqua della vita. Mio padre, il Re, è gravemente ammalato. Puoi aiutarmi?”

“Certo che sì! Sei un giovane gentile e meriti aiuto. L’acqua della vita si trova in un castello incantato, dove nessuno è mai potuto entrare fino ad ora”.

“Cosa lo impedisce?”

“La porta non ha serrature e quindi è impossibile aprirla. Inoltre, dentro ci sono due leoni affamati e feroci”. Il Principe, pensieroso, guardava l’uomo che gli stava davanti. Allora chiese: “Visto che sapete tutto, buon uomo, sapreste dirmi cosa dovrei fare per superare questi ostacoli?” “Certo che Io so. Prendi questo bastone di ferro e questi due pani. Col bastone colpirai per tre volte la porta e vedrai che si aprirà. Una volta dentro, darai un pane ad ogni leone, vedrai che si calmeranno, quindi potrai raggiungere la fonte e prendere l’acqua miracolosa, ma tieni conto che dovrai fare tutto prima di mezzogiorno. Solo così potrai tornare da tuo padre”.

Il Principe ringraziò e partì.

Giunto al castello, tutto funzionò come previsto dall’ometto: la porta si apri, i leoni mangiarono il pane e si calmarono. Il Principe giunse in una sala e vide, trasformati in statue, i cavalieri che avevano fallito nell’impresa. Cercò i suoi fratelli e non li trovò. Sopra una tavola c’erano una spada ed un pane. Il Principe prese entrambe le cose, passò quindi in un’altra stanza dove, con grande sorpresa, vide una splendida Principessa che gli disse: “Grazie di aver sciolto l’incantesimo che mi teneva prigioniera. Se vuoi, potremo sposarci entro un anno. “Perchè dobbiamo aspettare così tanto tempo?” Chiese il Principe. “È perchè devo riflettere prima di prendere una decisione così importante, inoltre devo riordinare il mio regno che si trova ancora soggetto al terribile maledizione. Ma ora prendi l’acqua che ti serve e vattene su bit entro mezzogiorno dovrai essere fuori dal castello”. Il Principe velocemente raggiunse la sorgente dell’acqua della vita. Riempì un vaso d’argento e corse verso l’uscita. Fece appena in tempo perchè subito dopo la porta si richiuse alle sue spalle.

Felice di essere riuscito nell’impresa, si allontanò da quei luoghi e, dopo molto cammino, giunse in un villaggio dove decise di fermarsi per mangiare e riposarsi. Riprese poi il viaggio di ritorno, preoccupato per la sorte di suo padre e dei suoi fratelli.

All’uscita del bosco, rincontrò il nano. Scese da cavallo e lo abbracciò per ringraziarlo dell’aiuto tanto prezioso che aveva ricevuto.

“Non dimenticherò che mi hai aiutato, amico. Vienimi a trovare a palazzo. A proposito, non ho visto tra i cavalieri prigionieri dell’incantesimo, i miei fratelli... Ne sai qualcosa?”

“Non meritano la tua preoccupazione! Sono superbi, orgogliosi e hanno il cuore arido. Sono stati puniti per la loro insolenza e si sono trasformati i rocce in una gola tra le montagne. Li ho maledetti io stesso”. “Perdonali, –supplicò il Principe– si saranno già pentiti”. “D’accordo. Vai nella gola, quando li avrai trovati toccali con questo ramo di mandorlo, ma che sappiano che ti devono la libertà. Non mi nominar tutto il merito della loro salvezza deve essere tuo. Questo ti metterà al riparo, forse, dai loro tradimenti. Il Principe ringraziò il nano e si diresse verso il palazzo dove il Re attendeva con ansia. Quando il Re ebbe bevuto un sorso di acqua della vita e fu quindi salvo, il Principe disse: “So dove si trovano i miei fratelli e vado a liberarli... Non temere, padre, non corro nessuno pericolo”. “Porta con te l’acqua che è avanzata, forse ti potrà servire”. “L’ho già presa e inoltre ho sostituito la mia spada con quella che ho trovato nel castello incantato insieme al pane. Ho tutto nel mio zaino”. “Ben fatto, figlio, sii prudente e torna presto con i tuoi fratelli”. Il Principe si rimise in viaggio. Arrivato nella gola, vide i suoi fratelli che, nel frattempo, si erano trasformati in pietra. Fece come gli era stato detto dal nano ed essi tornarono in vita. Tutti insieme ripresero la via del ritorno.

 

testo di: P. Rescio

 

 

 

 

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