PINO GENTILE
 - La Città delle scale
 

- Capitolo XXI -


GIRO IN CITTA'

GIRO IN CITTA'

 

Villa Romana di "Malvaccaro"

 

Alcune testimonianze d’arte ritrovate nella villa d’epoca romana situata nella periferia di Potenza

 

In contrada “Malvaccaro”, in seguito a scavi effettuati nell’ottobre 1973, è stata scoperta una villa d’epoca romana. Il complesso sorge lungo il percorso della via Erculea, così denominata da Massimiliano Erculeo che gestiva con l'imperatore Diocleziano l'Italia meridionale.

L’antico asse viario raccordava in direzione nord-sud le due grandi vie consolari, l’Appia e la Popolia, che collegavano Roma al Meridione.

 

L’andamento della villa, scavata solo in parte, fa ipotizzare una sua continuazione in direzione sud, dove la presenza di un fabbricato ancora esistente in loco impedisce una valutazione complessiva dell’ estensione. La parte centrale della villa, intorno a cui si aprono cinque ambienti, è costituita da un’aula absidata la cui funzione doveva essere quella di una sala di rappresentanza. il vano, leggermente sopraelevato, presenta un pavimento in mosaico policromo raffigurante un motivo a squame incorniciato da una fascia di triangoli disposti a spina di pesce, che richiama una tipologia decorativa in numerosi impianti lucani coevi.

 

Leggermente al di sotto del livello del vano absidato ve ne è un altro, più grande, la cui funzione è chiaramente quella di un triclinium (sala da pranzo), caratterizzato da un pavimento musivo consistente in quattro settori decorati da motivi geometrici aventi come marine un’ampia cornice con quadrifogli neri entro rombi in arancione.

 

Negli spazi vuoti presenti nella griglia generata dall’unione degli elementi circolari, sono inserite crateri a volute a kalathoi (canestri) ricolmi di frutti, che testimoniano chiaramente la funzione dell’ambiente come sala da pranzo.

 

L’obiettivo si è soffermato sul particolare di un pavimento ritrovato nella villa romana di Malvaccaro

Al centro di questo ambiente, è visibile un medaglione contenente i resti di due figure femminili: quella a sinistra (di prospetto, con volto ovale, grandi occhi fissi e acconciatura poco ricercata) regge nella mano destra un pomo e poggia il braccio sinistro sulla spalla destra dell’altra di cui si conservano pochi particolari, ma chiaramente rappresentata nell’atto di rivolgersi verso la prima.

Nella figura femminile ancora visibile, che fa presupporre la ripresa del motivo decoratico delle tre Grazie, colpisce la flssità dello sguardo che prelude a quella ieraticità tipica dell’età tardo antica.

 

Tale rinvenimento, al di là del suo valore intrinseco, può essere considerato un significativo indizio della presenza di una committenza qualificata nell’artigianato musivo attiva nella Lucania centro orientale in età tardo romana.

 

La villa, non diversamente da quanto riscontrabile in altri complessi abitativi coevi, doveva essere dotata anche di un vano deposito, a cui fa pensare un pathos restaurato in antico con grappe di piombo rinvenuto non lontano dal pozzo, probabilmente utilizzato come deposito per gli alimenti.

 

All’interno dell’impianto sono accettabili almeno due fasi rese evidenti non soltanto dai diversi spessori dei muri, ma anche dal materiale ceramico rinvenuto che rimanda ad una fase più antica risalente al I-II secolo d. C. e ad una più tarda di IV-V secolo, periodo in cui si verificò un ampliamento del complesso. Merita un cenno qualche curiosità legata al toponimo della contrada “Malvaccaro”.

 

Se si considera che, soprattutto in passato, questa zona esposta a est nel periodo invernale era particolarmente impervia, viene da sé una possibile derivazione dal latino male-varco (di difficile varco). Tuttavia, secondo quanto raccontano gli abitanti del luogo, si potrebbe trattare di un toponimo prediale, derivato dai maggiori proprietari terreni ed allevatori della zona, i Vaccaro.

 

 

 

 

La furia del fiume dà il nome Malvaccaro

 

Un membro di questa famiglia ricorda a proposito un aneddoto.

“In passato, in queste proprietà, scorreva un fiumicello la cui portata era abbastanza consistente. Un giorno una donna vi si recò a fare il bucato, il bambino scivolò nell’acqua ed annegò”.

 

Da quel giorno funesto la gente, lamentando la furia del fiume dei Vaccaro che aveva travolto il piccolo, chiamò la zona Malvaccaro”.

 

Città di Potenza  -Assessorato alla Promozione dell'Immagine - “Potenza, Guida storico-artistica alla città e dintorni” - Carsa Edizioni - Pescara, 2002

 

 

 

 

Seminario Maggiore in “cordata” per armonizzare le energie

 

Il Seminario Maggiore di Basilicata è una presenza significativa all’interno della città di Potenza e nel contesto della regione Basilicata, risponde alla esigenza di preparare e formare i futuri presbiteri per le Diocesi della Basilicata, e alla necessità di creare un centro di riferimento culturale e spirituale per tutto il territorio Regionale.

 

La presenza della stessa Università Statale è stato un ulteriore stimolo culturale per far si che sorgesse, in Basilicata, l’Istituto Teologico, in grado di confrontarsi con altre realtà culturali presenti sul territorio e per fare da supporto alla formazione dei presbiteri e laici delle chiese lucane.

 

Il Seminario Maggiore risponde a queste esigenze e finalità.

Sorto per volontà dei Vescovi lucani nel 1990, ha già svolto un ruolo importante in questo primo decennio di vita: sono ben 641 sacerdoti già ordinati.

 

Molte le iniziative di carattere culturale, aperte anche al territorio, che sono state già realizzate o avviate. Alcune di queste hanno avuto anche una risonanza nazionale, altre iniziative di carattere spirituale e pastorale hanno visto il Seminario proiettato verso le Diocesi e le parrocchie della città e della regione.

 

L’ubicazione della struttura, lontana dal centro della città di Potenza, insieme al clima di accoglienza che ci si sforza di creare nella comunità, pongono premesse favorevoli perché ogni seminarista, attraverso lo studio e la vita spirituale possa realmente ed efficacemente verificare se stesso ed essere aiutato nel discernimento vocazionale.

 

Il Seminario sente continuamente il bisogno di aprirsi anche al contesto ecclesiale e sociale del territorio in cui è inserito e questa tensione si realizza, in modo precipuo, accogliendo e promovendo incontri formativi, ritiri, esercizi spirituali che sempre più frequentemente vi trovano ospitalità.

 

L’ossatura della vita del Seminario è data dalla formazione spirituale e intellettuale vissute nell’alveo di una vita comunitaria che cerca nel dialogo educativo l’anima di un’autentica formazione umana.

 

Punti di riferimento irrinunciabili per seminaristi ed educatori restano il Progetto Educativo e la Regola di vita che fissano gli obiettivi e gli itinerari essenziali della proposta fontiativa globale.

 

Gruppi di interesse (liturgico, culturale, vocazionale, missionario, agro-ambientale) promuovono numerose iniziative tese a vivificare continuamente la vita ordinaria del Seminario e ad una proficua utilizzazione del tempo libero. Il periodo di formazione in Seminario dura sei anni.

 

Il biennio è incentrato maggiormente sul discernimento e accompagnamento vocazionale. Questo itinerario viene suggellato dall’Ammissione agli Ordini. Il quadriennio successivo è scandito dal conferimento del Lettorato e dell’Accolitato, mentre all’inizio del sesto anno è prevista l’ordinazione diaconale cui seguirà quella presbiterale.

 

Una panoramica del Seminario Maggiore di Basilicata a “Macchia Giocoli”

La formazione pastorale è affidata, oltre che allo studio specifico previsto nella ratio studiorum, ad esperienze significative che i seminaristi del quadriennio teologico vivono durante il fine settimana e nel corso delle vacanze. Quelli del biennio, invece, vengono impegnati in iniziative di animazione vocazionale a vari livelli, di norma collocate anch’esse nel fine settimana.

 

L’Istituto Teologico annesso al Seminario, è la struttura che presiede alla formazione teologica e pastorale dei futuri presbiteri.

 

Affiliato alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, prevede la frequenza di un biennio di filosofia seguito da un quadriennio teologico. Al termine del ciclo l’Istituto rilascia allo studente il grado accademico del Baccalaureato.

 

Fin dalla sua fondazione Istituto e Seminario, nelle reciproche specificità si sono preoccupati di inquadrare la formazione dei futuri presbiteri nel contesto della storia e della vita della regione.

 

Una preoccupazione che si apre a tematiche particolarmente attuali sia in ambito ecclesiale che “secolare” e la cui trattazione ha trovato spazio nel curriculum degli studi. Sono infatti attivati, oltre agli insegnamenti tradizionali, corsi di Ecumenismo, Religiosità popolare, Bioetica, Storia delle tradizioni e della cultura popolare in Basilicata ed Economia.

 

Attraverso convegni, seminari di studio, conferenze, la presenza dell’Istituto va qualificandosi sempre di più pur tra le comprensibili difficoltà legate soprattutto alla sua giovane età. In cordata, studenti, docenti ed educatori del Seminario, cercano ogni giorno di armonizzare le reciproche energie perché l’Istituto diventi sempre di più un punto di riferimento qualificato di presbiteri e laici per lo studio della teologia e per elaborare proposte pastorali sempre più significative per le comunità cristiane della Basilicata.

 

      Il Rettore

Ambrico don Paolo

 

 

 

 

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