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DON ANDREA MOLFESE DELL'ORDINE DEI TEATINI

LEO VITALE  -  GIANNI PETRELLI

 

INTRODUZIONE

Come è nato questo libro? Per caso. Io e Gianni stavamo passeggiando per le vie di Ripacandida, e, percorrendo le stradine ed i vicoli che s’inerpicano verso l’alto dove troneggia la

Andrea Molfese

Foto estrapolata dall’albero dei Teatini, che riporta i maggiori rappresentanti dell’ordine religioso. Lo scritto nella parte inferiore del medaglione è Andreas Molfesius a Ripacandida ingenio ac scriptorii prestantia clarus

(Andrea Molfese da Ripacandida, famoso per l’ingegno e l’efficacia dei suoi scritti)

chiesa matrice di Santa Maria del Sepolcro, fummo attratti da un’iscrizione incisa sulla facciata di un’abitazione ben conservata: SERVANT TEMPORA VIRES // MOLFENSIE DEC.      

Il nome non ci suonò nuovo e ci ricordò un articolo di Domenico Sinisi che leggemmo qualche anno fa su Regnum Dei, la rivista dei Teatini, illustrante la vita e le opere di un chierico regolare: D. P. Andrea Molfese-giurista. L’amico Gianni, di memoria più viva, ne diede conferma ed accennò a questo suo concittadino con particolare profonda conoscenza, lamentandone l’oblio totale, nonostante il prestigio vantato al suo tempo.

Da qui il discorso cadde nel raffronto tra il passato ed il presente e non si è potuto che rammentare la grandezza e l’attività di tanti uomini che hanno lasciato il loro segno nel vissuto del loro tempo. Ne è venuta fuori l’idea di redigere un Amicorum Liber, secondo l’esempio degli Umanisti, che raccoglievano nei loro quaderni i nomi, i ritratti, le sentenze di quanti potessero destare interesse. 

Perché non ricordare i personaggi che hanno lasciato un segno del loro ingegno e della loro grandezza, considerandoli nostri “amici” e maestri?

Così facendo, si intende rigettare il pregiudizio tipico meridionale, secondo cui da noi non v’è stato né v’è nulla di buono in ogni campo. E allora da quale “cilindro” magico uscirono personaggi come Molfese, che aveva lasciato un segno profondo nella giurisprudenza, ed altre figure di prima grandezza di Ripacandida, come Leopoldo Chiari, chirurgo degli Incurabili di Napoli, W. D. Philips, premio Nobel per la Fisica nel 1997, ed altri ancora, chi nel campo letterario, chi nel settore amministrativo?

Decidemmo, perciò, di ricordare il personaggio della cittadina del Vulture che ha contribuito a fare la storia del diritto e che, partito dal nostro territorio, si è fatto apprezzare altrove.

Colligite quae superaverunt fragmenta, ne pereant! “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”, disse Gesù ai discepoli (Giov. 6,12) E la carenza di fonti locali costringe a raccogliere frammenti, per ricostruire l’insigne figura di Ripacandida 

Gianni ha fatto ricerche presso le biblioteche di Napoli e Roma, si è rivolto ai RR.PP. dell’Ordine dei Teatini, ha portato tanti documenti delle opere di Molfese in latino che sono state tradotte da me in italiano; insomma si è accumulato tanto di quel materiale che si è intesi stendere nelle pagine che seguono. La prefazione è di p. Roberto, chierico regolare dei Teatini della sede romana, che, avendo la cura dell’archivio dell’Ordine, ci ha fornito documenti importanti nonché le foto tratte dall’Albero dei Teatini. A lui va il nostro ringraziamento più cordiale.

Il lavoro inizia con la necessaria ed opportuna ricostruzione dell’ambiente storico-culturale in cui Andrea Molfese si trovò a vivere ed operare, attraverso il riferimento agli aspetti sociali, religiosi e giuridici della Napoli tra il 1500 e il 1600. La sua figura e i suoi meriti sono ampiamente illustrati nel secondo capitolo, con il seguito nel terzo delle note critiche degli scrittori e degli storici che si sono occupati del nostro chierico regolare. A completamento sono riportati alcuni passi di un certo interesse delle opere di Molfese ed un dizionario dei termini giuridici e non, frequenti ed in uso di quel tempo.  

Davvero padre Andrea Molfese fu un grande personaggio, da tutti nel suo tempo apprezzato! Ci fa conoscere attraverso i suoi scritti il modo di essere, di vivere, di pensare della gente di tante regioni dell’Italia nel 1600. Egli nel suo tempo divenne quasi leggendario, perché si impegnò con tutte le sue forze a combattere tante ingiustizie legali.

Non sappiamo se al dispendio di tempo e di energie per attendere alla redazione del presente lavoro corrisponderà confacente utilità. Domenico Sinisi coì concludeva il suo articolo: “L’autore di queste pagine sarà pago se con la sua fatica e con le notizie raccolte, potrà contribuire a destare la memoria fra i connazionali e farlo conoscere a chi lo ignora”.

L’augurio del Sinisi, che scrisse su Molfese nel 1ontano 1950, non si è realizzato e noi ben volentieri abbiamo voluto rilanciare il suo appello e deciso di scrivere di questa figura insigne per ricordarlo ai concittadini ripacandidesi.

La forza delle radici per credere nel futuro; il passato come paradigma per la prospettiva dell’oggi e del domani; il futuro come interpretazione coerente di uno scenario già disegnato: queste le finalità del presente lavoro.

Se è vero che nel presente e nel futuro siamo tesi a salvaguardare e migliorare la vita della comunità e del territorio, è anche vero che in questa missione ci devono essere d’esempio quelle figure del passato che si impegnarono per cambiare in meglio la realtà.

Nella società odierna che guarda solo al presente è assente il criterio della memoria, il desiderio del ricordo che “aiuta” quanti oggi non vogliono porsi la questione del domani.

La memoria è un passo per la storia tutta: per quella trascorsa, per il presente come storia e per la storia che verrà, da costruire quest’ultima come adventus, tempo da svelare, immaginare e progettare, non come mera prosecuzione dell’oggi,

Il lavoro, seppure modesto ma fatto con impegno, intende essere un gesto di simpatia verso Ripacandida, resa famosa ed illustre per tante figure del passato, che devono pure rivivere.

 

Leo Vitale


Lettera scritta dal DOTT SALVATORE BRANCATI di NOTO dopo aver letto il libro su ANDREA

 

 

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