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SCHEGGE DI MEMORIA

ANTONIO MOLFESE
 

O Disoccupate - I Disoccupati

Appena dopo la guerra la ripresa del nostro paese è stata molto difficile e lenta e molte erano le persone che non trovavano ed avevano un lavoro. Tutto questo era accentuato nelle zone povere come era la nostra (media valle dell’Agri) e specie per le attività agricole, dove, per risparmiare ancora di più, i lavori, quando era possibile, erano fatti in economia.
I miei ricordi di bambino vanno quando ai proprietari terrieri fu assegnato un certo numero di disoccupati, che dovevano svolgere il loro lavoro nelle aziende per un certo periodo e dovevano guadagnare un salario per dare la possibilità alla loro famiglia di sopravvivere in quel momento difficile.
La nostra azienda al Monte Cellese era condotta da un mezzadro ed era fornita di tutto il personale occorrente a coltivarla e a badare agli animali; a quel tempo oltre alle centinaia di pecore e capre vi erano anche maiali, tacchini allevati appositamente per la vendita a tempo opportuno, tante galline, agnelli, buoi, che servivano per i lavori, e vacche per l’allevamento ed il latte.
I due disoccupati assegnati alla nostra azienda agricola furono accolti in campagna dal mezzadro con una certa apprensione, dal momento che non aveva cosa da far fare loro. Dovendo impiegarli in qualche modo chiese loro di pulire la stalla dei cavalli e degli asini, tagliare l’erba intorno alla masseria e aiutare il gualano a raccogliere il fieno e farne una meta, che sarebbe poi servita durante l’inverno come mangime per gli animali. Il mezzadro era contento di avere mano d’opera supplementare, ma, non conoscendo le loro capacità lavorative, doveva adibirli a fare lavori non impegnativi e leggeri.
Fortuna volle che nel giro di qualche mese l’impiego dei disoccupati finì e la nostra masseria poté tornare al ritmo quotidiano di lavoro con i suoi gualani, massari, pastori e porcaio.
E’stata quella della occupazione temporanea dei disoccupati appena dopo la guerra una iniziativa necessaria, in quanto si permise a molte famiglie di sopravvivere in attesa che riprendesse la economia del paese, e così avvenne.
L’azienda era distante dal paese due ore di cammino, per cui i lavoratori al mattino ed alla sera era costretti a percorrere questo tragitto in quanto volevano passare la notte in famiglia. Si portavano nello zaino anche il pane e il companatico che serviva per il pasto frugale di mezzogiorno.
A distanza di tempo quando incontravo uno di questi lavoratori in paese, a quel tempo disoccupate, ricordavo l’avvenimento e specie il triste periodo che la nostra zona, già povera, dovette subire insieme alle altre ristrettezze, che solo la pazienza lucana è riuscita a superare.

 

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