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SCHEGGE DI MEMORIA

ANTONIO MOLFESE
 

U gesumine - Il Gelsomino

Era questo un fiore che adornava le nostre case di paese ed era presente su ogni balcone. Ogni padrona ne preferiva un tipo e, dal momento che le varietà erano tante, ognuna poteva scegliere il profumo ed il colore che più le piaceva.
La pianta di gelsomino che desidero descrivere è quella che, piantata nei vasi di creta, “o graste”, infestava tutti gli spazi disponibili che il seme alla schiusa portato dal vento raggiungeva, specie gli anfratti dei mattoni che pavimentavano le terrazze, in particolare quelle coperte.
Nella mia casa, un tempo dimora del principe prima che venisse costruito il palazzo baronale al rione palazzo, tra marzo ed aprile era un fiorire di gelsomino che interessava alcune volte l’intero frontespizio delle logge che adornano l’abitazione.
Era un fiore piuttosto carnoso, di colore giallo acceso e con numerose striature rosse e rosse scure che lo rendevano piacevole alla vista; il profumo poi era delizioso.
A quei tempi ogni casa aveva i suoi fiori sui balconi, per cui era molto facile che a tempo debito i semi portati dal vento potessero colonizzare ogni anfratto o piccolo lembo di terra.
Il gelsomino era molto richiesto in quanto era utilizzato per infiorare a Pasqua particolari composizioni create appositamente per adornare il Sepolcro.
Questo, che quasi ogni rione approntava nelle cappelle e chiese di appartenenza, era abbellito da fiori recisi, piante ornamentali e u piattielle.
Era questa una composizione che prevedeva che a metà febbraio si ponesse a germogliare, in un ambiente al buio al caldo e su un supporto di ovatta, un pugno di semi di grano, avena, orzo, ceci. Dopo 40 giorni u piattielle, costituito da germogli lunghi 30 cm di colore giallo-verde, era pronto per essere preparato con fiori, nastri ed immaginette sacre per essere esposto ad adornare il sepolcro del proprio rione.
Accadeva quindi che al momento di preparare la composizione i ragazzi si mettevano alla caccia di fiori e specie del gelsomino, che ricordo fioriva abbondante e spontaneo sulla nostra loggia.
I giorni che precedevano la Santa Pasqua torme di ragazzini si ponevano sotto la loggia coperta e chiedevano a gran voce u gesunime.
Quando, terminate le funzioni, in ogni chiesa si smontava il sepolcro, ognuno riprendeva il suo piattielle e lo spargeva nei campi come buon augurio per il raccolto.
Sono finiti quei tempi ed oggi quando mi reco al mio paese mi accorgo che il fiore che adornava quasi tutte le case del rione castello è scomparso, per il fatto che molte case sono disabitate, il rione è poco popolato e spesso trascorrono anche delle ore prima di sentire il passo di persona che attraversa la strada e passa davanti la porta.
Un tempo il rione castello, dove è situata la mia abitazione, era il rione più movimentato, in quanto vi era la caserma dei carabinieri e vi abitavano 2 dei 3 medici del paese.

 

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