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SCHEGGE DI MEMORIA

ANTONIO MOLFESE
 

A cucina maritate - Pietanza di legumi assortiti

Era un piatto che si preparava il 15 agosto, composto da legumi e cereali, quando il contadino doveva ripulire i cassoni per riporre i prodotti della nuova campagna agraria.
Gli alimenti funzionali (legumi e cereali) non devono essere ritenuti alimenti speciali o miracolosi, ma vanno considerati come parte di una dieta salutare ed equilibrata, la quale dovrà necessariamente comprendere tutti i principi nutritivi ampiamente presenti nella dieta mediterranea. Da questo punto di vista, sarebbe più appropriato parlare non tanto di “alimenti funzionali” quanto di “dieta funzionale”.
L’allungamento della vita media imponeva ed impone la necessità che la dieta, oltre ad essere nutriente e gradevole, fosse anche e soprattutto funzionale.
Un alimento può essere considerato funzionale quando si può dimostrare che l’alimento stesso, o un suo componente, oltre a possedere un adeguato valore nutrizionale, è in grado di svolgere una o più azioni benefica sull’organismo.
È questo che si prefiggeva il contadino lucano, specie a S. Arcangelo ma anche nei paesi limitrofi, quando, al termine dell’annata agraria, per permettere la conservazione dei prodotti della nuova annata, era solito raccogliere tutti i residui posti nelle casse di legno, chiamati cascioni ed utili per la conservazione dei cereali e dei legumi. Raccoglieva quindi fave, cicerchia, grano, orzo, fagioli, lenticchie, ceci e li consumava insieme a tutta la famiglia. Li faceva cuocere con l’aggiunta di odori e poi, una volta cotti, preparava una zuppa, che, nel gergo locale, era chiamata “cucina maritate”.
Tutto questo avveniva il 15 agosto. Dato che i lavori venivano svolti dagli animali e non dalle macchine, il contadino impiegava molto tempo per portare a termine la raccolta di questi cereali e legumi. Ciò avveniva quando la stagione non era piovosa ed il vento spirava propizio per terminare le “pisature a piedi” che si svolgevano quotidianamente sull’aia.
Attualmente l’apporto di fibre naturali non avviene più come una volta, quando, per ottenerlo, si era soliti macinare il grano duro: la farina prodotta era integrale e conteneva i carboidrati complessi non disponibili, quali la cellulosa, la lignina, le emicellulose (fibra insolubile), le pectine, i frutto-oligosaccaridi (FOS), i galatto-oligosaccaridi (GOS) e una varietà di gomme e mucillagini di varia origine (fibra solubile).
Pur non potendosi considerare un nutriente, la fibra alimentare esercita effetti di tipo funzionale e metabolico che la fanno ritenere un’importante componente della dieta. Oltre che all’aumento del senso di sazietà e al miglioramento della funzionalità intestinale e dei disturbi ad essa associati, l’introduzione di fibra con gli alimenti è stata messa in relazione alla riduzione del rischio di insorgenza di importanti malattie cronico-degenerative, in particolare di tumori al colon-retto, diabete e malattie cardiovascolari. La fibra alimentare ha la capacità di diluire le eventuali sostanze tossiche presenti negli alimenti e di accelerare il transito intestinale, riducendo il tempo di contatto con la mucosa.
Il contadino lucano adottava tutte queste misure anche se non in possesso di nozioni scientifiche, ma guidato dall’esperienza.

 

 

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