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SCHEGGE DI MEMORIA

ANTONIO MOLFESE
 

U Postale - Servizio Postale

La civiltà di un paese è in ragione diretta della sua viabilità. (Anonimo).
Gli itineraria romani sono paragonabili, per scopo e concezione, alle moderne carte stradali, in quanto riportano, oltre alla rete viaria, le indicazioni relative all’esistenza di stazioni di posta e di punti di ristoro, con le distanze intercorrenti.
Già alla fine del periodo repubblicano erano di uso comune gli itineraria scripta o licterata, probabilmente di più facile compilazione, perché costituiti in genere da elenchi di tappe, ma erano diffusi anche gli itineraria picta, cioè delle vere e proprie carte geografiche in embrione, che ponevano essenzialmente in risalto la successione dei luoghi abitati lungo le varie strade, con l’indicazione delle soste e delle distanze tra l’uno e l’altro, e tendevano a rappresentare anche le più importanti caratteristiche del territorio, come le montagne, i fiumi, le paludi, i boschi, gli empori, le saline ed i templi; tutto ciò per soddisfare le esigenze di condottieri, funzionari, mercanti, che attraversavano continenti e mari, per ragioni militari, amministrative e commerciali.
Per secoli il servizio postale fu la sola forma di comunicazione organizzata tra i popoli ed ebbe influenza sulla civiltà delle Nazioni; considerare perciò storicamente il problema della posta è oggi un po’ come seguire da vicino il progresso dell’umanità.
Diligenze, carrozze, calessi, questi erano mezzi comodi di trasporto dei corrieri o procacci (così si chiamavano coloro che erano addetti al trasporto della posta), nonché dei rari passeggeri che, per avventura, dovevano spostarsi da un paese all’altro.
I primi tempi, nelle zone impervie dove non vi erano strade, furono usati solo cavalli, asini e muli, che, variamente bardati, percorrevano le tratte che separavano i vari paesi dalla ferrovia (quando questa fu realizzata), dove si potevano spedire i pacchi e le lettere serviti dagli uffici postali.
I servizi regolari di corriera, furono istituiti intorno al 1920, epoca in cui fu anche costruito il ponte sul fiume Agri (1924).
La corriera, chiamata postale, in quanto trasportava anche la posta, la prima operante nella nostra zona, partiva da Roccanova e terminava la corsa a Montesano sulla Marcellana, dove era ubicata la stazione ferroviaria, che permetteva i collegamenti con Napoli e con la parte sud d’Italia (Calabria e Sicilia).
Il servizio postale era organizzato in modo che i pacchi e le lettere raggiungessero, a dorso di quadrupede, Roccanova, da lì venivano caricati sui FIAT 18 BL e giungevano dopo 6-8 ore di percorrenza alla stazione ferroviaria.
Durante uno di questi viaggi, il postale, nell’attraversare una zona montagnosa, d’inverno e piena di neve, fu aggredito dai lupi e l’autista, tale “Zaccara”, dovette difendersi sparando colpi di fucile per allontanare i lupi. La “Domenica del Corriere” dell’epoca dedicò una tavola a questo avvenimento. Uno scalo ferroviario usato anche dai viaggiatori era Ferrandina, dove era ubicata l’altra stazione ferroviaria che collegava Taranto a Napoli.
Le sedi della SITA, società che gestiva i collegamenti automobilistici in Basilicata, erano ubicate a Potenza, Lagonegro e Moliterno. Presente in Basilicata fin dal 1913, con la sola linea automobilistica Noepoli-Valsinni rilevando la SAB ed altre piccole aziende, fra le quali spiccava la Società Anonima Potentina, che gestiva le importanti linee Potenza-Marsiconuovo-Montemurro e Potenza-Laurenzana-Corleto Perticara, la SITA cominciò a diventare una presenza consistente nella regione, nel 1922, con 3273 km di lunghezza della rete, 65 autobus assegnati e con 5.237.000 km percorsi annualmente.
Ferrandina, stazione ferroviaria situata nella tratta che collegava Taranto a Napoli, si raggiungeva a dorso di quadrupede o in carrozza-diligenza in 7-8 ore, durante la stagione buona, in 13-14 ore durante la stagione invernale. Tutto ciò era condizionato dai corsi d’acqua da attraversare, visto che allora i ponti sui fiumi erano come le mosche bianche. Era anche legato alle condizioni del viaggiatore, in quanto, se era in perfetta forma, poteva compiere tutto di filato il viaggio, altrimenti doveva fermarsi forzatamente in qualche taverna lungo il percorso, per rifocillarsi.
Tutto ciò avveniva per quelle persone che, non in perfette condizioni di salute, si recavano a Napoli, per essere sottoposte a visita medica da qualche luminare della medicina, per lo più professori universitari.
Oltre che con le poste, i servizi, da e per le stazioni ferroviarie e per la stessa città di Napoli, erano svolti da corrieri, che con traini tirati da muli esplicavano senza soste il collegamento. Uno di questi era un tale Fabbrocino, della provincia di Salerno, che puntualmente assicurava il collegamento tra S. Arcangelo e la piana del Sele, spingendosi a richiesta anche fino a Salerno. Quando raggiungeva una stazione ferroviaria, inviava a mezzo treno i pacchi e la corrispondenza che poteva spedire: la restante merce voluminosa veniva consegnata ad personam, secondo gli accordi presi, nell’esatto luogo di destinazione.

 

 

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