U Postale - Servizio Postale
La civiltà di un paese è in ragione diretta della sua viabilità.
(Anonimo).
Gli itineraria romani sono paragonabili, per scopo e concezione, alle
moderne carte stradali, in quanto riportano, oltre alla rete viaria, le
indicazioni relative all’esistenza di stazioni di posta e di punti di
ristoro, con le distanze intercorrenti.
Già alla fine del periodo repubblicano erano di uso comune gli
itineraria scripta o licterata, probabilmente di più facile
compilazione, perché costituiti in genere da elenchi di tappe, ma erano
diffusi anche gli itineraria picta, cioè delle vere e proprie carte
geografiche in embrione, che ponevano essenzialmente in risalto la
successione dei luoghi abitati lungo le varie strade, con l’indicazione
delle soste e delle distanze tra l’uno e l’altro, e tendevano a
rappresentare anche le più importanti caratteristiche del territorio,
come le montagne, i fiumi, le paludi, i boschi, gli empori, le saline ed
i templi; tutto ciò per soddisfare le esigenze di condottieri,
funzionari, mercanti, che attraversavano continenti e mari, per ragioni
militari, amministrative e commerciali.
Per secoli il servizio postale fu la sola forma di comunicazione
organizzata tra i popoli ed ebbe influenza sulla civiltà delle Nazioni;
considerare perciò storicamente il problema della posta è oggi un po’
come seguire da vicino il progresso dell’umanità.
Diligenze, carrozze, calessi, questi erano mezzi comodi di trasporto dei
corrieri o procacci (così si chiamavano coloro che erano addetti al
trasporto della posta), nonché dei rari passeggeri che, per avventura,
dovevano spostarsi da un paese all’altro.
I primi tempi, nelle zone impervie dove non vi erano strade, furono
usati solo cavalli, asini e muli, che, variamente bardati, percorrevano
le tratte che separavano i vari paesi dalla ferrovia (quando questa fu
realizzata), dove si potevano spedire i pacchi e le lettere serviti
dagli uffici postali.
I servizi regolari di corriera, furono istituiti intorno al 1920, epoca
in cui fu anche costruito il ponte sul fiume Agri (1924).
La corriera, chiamata postale, in quanto trasportava anche la posta, la
prima operante nella nostra zona, partiva da Roccanova e terminava la
corsa a Montesano sulla Marcellana, dove era ubicata la stazione
ferroviaria, che permetteva i collegamenti con Napoli e con la parte sud
d’Italia (Calabria e Sicilia).
Il servizio postale era organizzato in modo che i pacchi e le lettere
raggiungessero, a dorso di quadrupede, Roccanova, da lì venivano
caricati sui FIAT 18 BL e giungevano dopo 6-8 ore di percorrenza alla
stazione ferroviaria.
Durante uno di questi viaggi, il postale, nell’attraversare una zona
montagnosa, d’inverno e piena di neve, fu aggredito dai lupi e
l’autista, tale “Zaccara”, dovette difendersi sparando colpi di fucile
per allontanare i lupi. La “Domenica del Corriere” dell’epoca dedicò una
tavola a questo avvenimento. Uno scalo ferroviario usato anche dai
viaggiatori era Ferrandina, dove era ubicata l’altra stazione
ferroviaria che collegava Taranto a Napoli.
Le sedi della SITA, società che gestiva i collegamenti automobilistici
in Basilicata, erano ubicate a Potenza, Lagonegro e Moliterno. Presente
in Basilicata fin dal 1913, con la sola linea automobilistica
Noepoli-Valsinni rilevando la SAB ed altre piccole aziende, fra le quali
spiccava la Società Anonima Potentina, che gestiva le importanti linee
Potenza-Marsiconuovo-Montemurro e Potenza-Laurenzana-Corleto Perticara,
la SITA cominciò a diventare una presenza consistente nella regione, nel
1922, con 3273 km di lunghezza della rete, 65 autobus assegnati e con
5.237.000 km percorsi annualmente.
Ferrandina, stazione ferroviaria situata nella tratta che collegava
Taranto a Napoli, si raggiungeva a dorso di quadrupede o in
carrozza-diligenza in 7-8 ore, durante la stagione buona, in 13-14 ore
durante la stagione invernale. Tutto ciò era condizionato dai corsi
d’acqua da attraversare, visto che allora i ponti sui fiumi erano come
le mosche bianche. Era anche legato alle condizioni del viaggiatore, in
quanto, se era in perfetta forma, poteva compiere tutto di filato il
viaggio, altrimenti doveva fermarsi forzatamente in qualche taverna
lungo il percorso, per rifocillarsi.
Tutto ciò avveniva per quelle persone che, non in perfette condizioni di
salute, si recavano a Napoli, per essere sottoposte a visita medica da
qualche luminare della medicina, per lo più professori universitari.
Oltre che con le poste, i servizi, da e per le stazioni ferroviarie e
per la stessa città di Napoli, erano svolti da corrieri, che con traini
tirati da muli esplicavano senza soste il collegamento. Uno di questi
era un tale Fabbrocino, della provincia di Salerno, che puntualmente
assicurava il collegamento tra S. Arcangelo e la piana del Sele,
spingendosi a richiesta anche fino a Salerno. Quando raggiungeva una
stazione ferroviaria, inviava a mezzo treno i pacchi e la corrispondenza
che poteva spedire: la restante merce voluminosa veniva consegnata ad
personam, secondo gli accordi presi, nell’esatto luogo di destinazione.
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