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IL CULTO DELLA MADONNA DI ANGLONA

Chi visita per la prima volta il colle di Anglona rimane subito affascinato dalla bellezza del luogo, poiché evoca da esso tutto un mondo arcano e suggestivo.
Dai cocci di vasellame ricco e vario che abbondanti affiorano in superficie, subito ci si accorge che qui c'é stata una città fiorente ed importante.
Anglona fu costruita, poco prima dell'era volgare, sullo stesso sito della nota città della Magna Grecia, Pandosia, famosa, tra l'altro, poiché sul suo territorio furono combattute due celebri battaglie: quella di Alessandro il Molosso contro i Lucani, nel 326 a.C. e quella di Pirro, re dell'Epiro, venuto in soccorso dei Tarantini, contro i Romani, nel 281 a.C.
La città di Pandosia fu distrutta da Lucio Silla nell'81 a.C.
Sulle rovine della pagana Pandosia, sorse la Cristiana Anglona, che venne insignita di Cattedra Vescovile, sin dai primi anni della cristianità, da San Pietro durante il suo viaggio dalla Palestina a Roma, o, forse, da uno dei suoi discepoli (1).
La novella città non ebbe vita facile, poiché nel 410 venne occupata e semidistrutta dai Goti di Odoacre (2).
L'approdo di altri popoli in questo territorio, Saraceni prima e Bizantini poi, contribuì a nuocere ulteriormente alle sorti di questa città, che andò vieppiù spopolandosi, riducendosi ad un casale.
Con l'avvento dei Normanni nell'XI secolo, Anglona sembrò svegliarsi dal suo torpore, poiché quei sovrani furono prodighi di concessioni e privilegi a favore della Chiesa di Anglona. Infatti, nel 1170 il normanno Guglielmo II, re di Sicilia, confermò al vescovo di Anglona i diritti feudali sul castello di Nocara (3).
In seguito nel 1221 il re Svevo, Federico li, in memoria del padre Enrico e per devozione alla Madonna, concesse al vescovo di Anglona un vasto comprensorio di terra che si estendeva per circa 10.000 ettari (4).
La città di Anglona finì di esistere dei tutto ai tempi della regina Giovanna I di Napoli, quando fu incendiata da una facinorosa centuria di soldati, che risparmiarono la sola Cattedrale dedicata alla Vergine (5).
Una data assai importante per Anglona é il 1092 anno in cui venne visitata dal pontefice Urbano li, di ritorno dalla Calabria (6).
Di Anglona, oggi non resta che la millenaria Cattedrale dedicata alla Vergine. Monumento nazionale dal 1931.
II santuario adagiato su un colle, maestoso e solitario, a 263 metri s.l.m., a circa 10 Km da Tursi, a cui appartiene, guarda i fiumi Agri e Sinni e la fertile campagna sottostante. II colle su cui si trova é sulla strada provinciale che da Tursi porta a Policoro, alla SS. 106 e quindi alla costa ionica della Basilicata.
Esso é certamente il più insigne monumento della Basilicata Sudorientale e rappresenta, con le Tavole Palatine di Metaponto, il Museo della Siritide di Policoro e il rione Rabatana di Tursi, una tappa d'obbligo non solo per lo studioso, ma anche per il turista e per il visitatore in genere.
Nel giugno del 1991, promosso dall'Università degli Studi della Basilicata e dal suo Magnifico Rettore Cosimo Damiano Fonseca, si é svolto un convegno sul meraviglioso ciclo di affreschi che impreziosiscono i pilastri e la navata centrale della Chiesa.
La cattedrale di Anglona é, dunque, l'unica testimonianza che rimane di un antico insediamento umano che, dai tempi dei Romani a tutto il Medioevo, é stato un centro rinomato di vita religiosa ed economica.
Una prima costruzione della chiesa risale al VII-VIII secolo mentre quella che oggi ammiriamo é sorta sullo stesso sito della prima nell'XI-XII secolo (7).
Travertino e pietra tufacea si armonizzano nella compattezza e nella concezione strutturale di questo santuario. La chiesa é a tre navate suddivisa da pilastri che reggono a destra degli archi a tutto sesto e a sinistra degli archi a sesto acuto. L'anomalia tra gli archi a sesto acuto e quelli a tutto sesto, rispettivamente nella parte sinistra e destra della navata centrale, sono la dimostrazione di vari rifacimenti dovuti a crolli.
Si entra nella chiesa attraverso un portale assai profondo con motivi a denti di sega avente un archivolto decorato con volti umani e figure di animali, sormontato da cinque formelle in pietra di differenti dimensioni, le quali, recano scolpiti i simboli dell'Agnello e dei quattro evangelisti. Sulle due facciate esterni dei portale sono raffigurati gli apostoli Pietro e Paolo.
L'esterno dell'abside centrale si presenta con una serie di archetti pensili, rombi, dentelli e con ampio finestrone al centro.
A Iato sinistro del portale si eleva un campanile quadrangolare con bifore a doppia colonnina. La navata centrale della chiesa é divisa da quella laterale con una successione di cinque campate. II presbiterio é assai profondo con un abside semicircolare. Dal lato destro appena entrati nella chiesa si accede in sagrestia ove nei muri si vedono alcune formelle in terracotta adoperate nella costruzione, che recano impresse figure di animali: pesci, cervi, leoni, etc.
Sul lato destro dei presbiterio una porta conduce in altro locale con volta a botte, ivi é custodito il SS. Sacramento.
La chiesa, anticamente era tutta affrescata con scene dei Vecchio e Nuovo Testamento e con figure di Santi. Ma, come già detto, fu pitturata più volte con calce bianca, per cui molti affreschi sono andati perduti.
Oggi, dopo i recenti lavori di restauro, si possono ammirare quelli sulla parte destra superiore della navata centrale ove é svolto l'intero ciclo della genesi concepito in due registri e due scene sopravvissute nella navatella di destra. Di queste scene sono ben visibili quelle relative alla "Creazione del Cielo e della Terra, la costruzione dell'arca, la torre di Babele, il sacrificio di Isacco; il giudizio universale, il martirio di Simone, etc." Sui pilastri vari santi: San Rocco, Santa Lucia, San Vitale, San Leonardo di Noblac, San Sebastiano, etc.
La particolare posizione di isolamento di questo sobrio tempio e la sua millenaria storia, inducono alla riflessione e alla preghiera.
In questa chiesa si venera la Vergine, detta di Anglona la cui festa cade I'8 Settembre di ogni anno. Le origini di questa festa si perdono nel tempo. Secondo gli storici essa ha avuto inizio con la fondazione del tempio e si é sempre svolta I'8 Settembre, giorno in cui si ricorda la nascita della Vergine (8).
La statua della Madonna di Anglona che si venera oggi si pensa (secondo il medico e archeologo tursitano Antonio Nigro - autore di una memoria storico-topografica su Tursi e sul suo territorio edita in Napoli nel 1851) risalga a prima dell'anno Mille e cioè all'VIII secolo, epoca di costruzione della prima chiesa (9). Questa statua é in legno assai duro e rappresenta la Vergine seduta in trono con lo scettro alla destra con in braccio a sinistra il Bambin Gesù, il quale con una mano benedice mentre con l'altra sorregge la Terra. E' una statua del genere Bizantino in oro e fregi, sicuramente una di quelle portate in Italia dai Greci e sfuggita all'ira degli Iconoclasti. Durante i secoli, poi, la statua ha subito ritocchi e colorazioni ed é stata coperta con un manto azzurro di seta.
Dalle varie concessioni e privilegi da parte dei Sovrani alla Chiesa di Anglona appare evidente la devozione che alla Vergine é stata sempre portata. Infatti, la concessione del 1221 del feudo di Anglona da parte del sovrano Federico II fatta ai vescovi di questa chiesa derivava non solo a ricordo del proprio genitore Enrico già citato, ma soprattutto a devozione della Madonna. Nel diploma della regina Giovanna I di Napoli del 12 Luglio 1352, che rinnova la concessione del feudo di Anglona ai suoi vescovi, si legge che detto privilegio era per devozione di essa sovrana alla Vergine di Angiona (10). Anche in altri numerosi privilegi e concessioni da parte di vari sovrani si evince che questi venivano concessi per devozione alla Vergine.
In questi diplomi si rileva che il culto alla Vergine di Anglona era assai diffuso non solo nella città di Tursi, ma anche nei paesi della diocesi e nelle vicine regioni di Puglia e Calabria.
Non mancano testimonianze di grazie attribuite alla Vergine sia nei tempi passati che in quelli attuali.
Ai nostri giorni esempio di culto sono i vari pellegrinaggi di fedeli provenienti da molti luoghi, non solo nel giorno della festa, ma per tutto l'anno.
Molti scelgono di sposarsi o di battezzare o cresimare i propri figli in questa chiesa.
Una delle grazie che spesso, nel passato come adesso, il popolo tursitano implora alla Madonna di Anglona é la pioggia quando le campagne sono arse da lunga siccità.
Infatti, durante i periodi di siccità la Venerata Immagine veniva trasportata dal Santuario a Tursi e così si aveva il dono della pioggia.
Dal Nigro rileviamo che nel 1814, a seguito di lunga e calamitosa siccità, le campagne erano infestate da bruchi e locuste, che il popolo si rivolse alla Vergine e subito cadde abbondante e copiosa pioggia, che provocò la morte di questi insetti (11). Così ancora nel 1827, per il perdurare della siccità, il vescovo del tempo, monsignor Saverio Poli, ordinò che si portasse la Madonna dal suo Santuario a Tursi (12). Non si fece in tempo a far entrare la statua nella cattedrale che anche allora cadde abbondante pioggia.
Altra testimonianza é del 1844, quando non pioveva da oltre un anno, e la siccità ebbe termine non appena la statua fu condotta da Anglona a Tursi dal clero e dal popolo (13).
A memoria d'uomo si ricorda che nel 1898, anno in cui la gente era afflitta dal perdurare di una lunga siccità, non appena la statua della Vergine fu condotta nella cattedrale di Tursi, cominciate le preghiere, si ebbe copiosa pioggia. Tanti sono coloro che fanno voto alla Madonna di Anglona per implorare grazie facendo dono di catenine o anelli nuziali, orecchini o dell'abitino della prima comunione. Mentre altri sogliono vestire i propri figli con un manto azzurro come quello della Madonna a mo' di devozione. Sono ancora tanti poi coloro che chiamano le proprie figlie Anglona come la Madonna.
La festa della Madonna, in ciascun anno, é stata sempre preceduta da una fiera, che in passato era di otto giorni franca e libera da ogni peso di dogana. Lungo i secoli la festa ha avuto una sola interruzione, nel periodo del brigantaggio dal 1806 al 1808, sotto la dominazione francese. Durante questi anni il tempio divenne rifugio di greggi e pastori riducendosi ad un letamaio. La Vergine, allora, mosse il cuore dei più umili dei Tursitani, che, con zelo, ripulirono il suo tempio, riportandolo all'originario splendore (14).
La festa é sempre più sentita e frequentata dai Tursitani e dalla gente dei paesi della Diocesi e di altre regioni.
Quel giorno sono decine di migliaia le persone che si recano sul colle di Anglona a visitare, pregare e implorare la Vergine.
Questa dimostrazione di fede e devozione popola la deserta campagna circostante per più giorni.
Oltre alle continue Messe che iniziano di buon mattino, in ultimo, preceduta da una veglia che inizia il giorno precedente e continua ininterrotta per tutta la notte, il vescovo celebra una messa solenne. Segue poi la processione lungo il pianoro, per posare la statua della Vergine su un basamento sopraelevato in modo che il vescovo possa parlare all'immensa folla dislocata nella piana. Dal basamento la Madonna viene ancora portata in processione fino alla chiesa, seguendo la via opposta. Prima che entri nella chiesa, si fa girare la statua della Vergine tre volte per benedire ogni angolo della terra e si vuole che il vento che spira in quel frangente sarà quello che prevarrà per tutto l'anno, condizionando anche il clima generale.
In questo giorno hanno luogo anche numerosi altri atti votivi da parte dei fedeli.
Fino a qualche decennio fa, era in uso acconciare bellamente un vitello e portarlo in dono alla Madonna. L'animale veniva stimato da competenti, quindi il prezzo che essi stabilivano veniva offerto dal proprietario ed appuntato sul manto della Vergine.
Altri atti votivi vengono compiuti in quel giorno, come l'asta che si svolge durante la processione per "fittarsi" la Madonna ed avere diritto a portarla in spalle, oppure l'allestimento di imitazioni della statua con ceri e candele adorna di fiori.
La statua (secondo un'antica tradizione) per esplicito volere della Madonna, dimorava dall'ultima domenica di Agosto fino all'ultima di Aprile, per otto mesi, nel santuario di Anglona, i restanti quattro mesi dell'anno nella chiesa cattedrale di Tursi. In queste due domeniche, cioè quando la statua veniva portata a Tursi o da Tursi ad Anglona, era sempre festa grande per il popolo tursitano.
Fino all'Aprile del 1966 la statua compiva il viaggio da Anglona a Tursi e viceversa portata a spalle dai fedeli ed in processione attraversava il centro storico di Tursi. Veniva poi posta nella cattedrale.
Dal 1966, dunque, la statua viene portata a mezzo di autocarro adeguatamente addobbato. Nei giorni in cui avvengono questi viaggi della statua numerosi sono i fedeli che fanno voto alla Madonna, andando da Tursi al Santuario a piedi e senza scarpe.
Durante la permanenza della Statua della Vergine a Tursi non vi è credente che non vada a visitarla. Ognuno porta fiori ed implora grazie o renda grazia per quelle ricevute.
Le autorità ecclesiastiche, da circa un decennio, appena ultimati i lavori di restauro del santuario, hanno ritenuto far soggiornare la statua della Vergine in Tursi per un periodo molto breve, affinché la Madonna rimanga nel suo santuario il maggior tempo possibile per la devozione di tutti i fedeli della diocesi.
Tra le feste più grandiose in onore della Madonna di Anglona a memoria d'uomo, sono da menzionare quella del maggio 1901, sotto l'episcopato di monsignor Carmelo Puija, quando la Madonna fu solennemente incoronata ed in suo onore si tenne un sinodo diocesano con la partecipazione di molti vescovi e autorità civili e militari (15).
Questo avvenimento é ricordato da una lapide posta nella cattedrale di Tursi. Ancora, nel marzo del 1946 la Madonna venne proclamata "Patrona Massima di Tursi e della Diocesi" con un "Breve" del Pontefice Pio XII, sotto l'amministrazione apostolica dell'arcivescovo di Taranto mons. Ferdinando Bernardo.
Altri avvenimenti degni di ricordo sono quelli del settembre 1951, quando, a ricordo del cinquantenario dell'incoronazione della Vergine del 1901, il non dimenticato vescovo Pasquale Quaremba, indisse un Congresso Eucaristico Mariano, preceduto dalla "peregrinatio" della statua per tutti i paesi della diocesi (16). Infine nel 1983 il vescovo Gerardo Pierro, in ricorrenza dell'Anno Santo, a conclusione di un'altra "peregrinatio" per tutti i paesi della diocesi, dal mare Ionio al Tirreno, nella piazza di Tursi gremita di fedeli é stata celebrata una solenne messa dal cardinale di Napoli Corrado Ursi. Anche per quest'ultima manifestazione molte sono state le presenze di autorità religiose e militari. A ricordo dei due ultimi avvenimenti i rispettivi vescovi hanno provveduto a far posare due lapidi in marmo, rispettivamente nella chiesa cattedrale di Tursi quella del 1951 ed in quella di Anglona, la più recente, del 1983.

Dell'antica pietà religiosa, relativa al culto della Vergine di Anglona. é genuina testimonianza questo canto popolare in dialetto che tuttora si ripete durante la processione.

Vinése fidée
Vinése fidée `e po' puo d'Iddìe,
Accumpagnére a Marte ch'é la madre di Gésù;

Ch'ncée e ch'ntérre si nùmmìnéte Tù
Madonna méie d'Agnone si chìine di virtù;

Appéde éni vinùte pulline e vacantìe,
Da tutte sti paise ch'igghie a truvére a Marìe;

E' quanne an'arrivete ù chiànte lé scappete,
Cà n'chépe a lù cuzzée a Madonne an'affruntéte;

Nà còse ammìriéte n'à còse prilìbéte
Dìe ch'é tante granne sta còse s'é mannéte;

Madonna méìe d'Agnone di divine maìstéte,
A'gràzie c'à ti cérche fammìlle ch'caritéte;

Fammille Tù Marte c'à si fonte di piétete,
Madonna méìe bella Tù si mamme di buntéde,

Pùtisse ìésse sempe stà chiésie allùminete
Dà chill'à ùce àntiche c'à Dìie ha distinéte;

Ricché, nobbùe e puùrelle sù tutte qué vìnùte
A ringràziére a Màrie chi gràzié ricivùte;

E' veraménte vére c'à stà nutìzie è grànne,
Currése a là cappélle mille vòte l'ànne.



BIBLIOGRAFIA
1) A. NIGRO - Memoria tipografica ed istorica sulla città di Tursi e sull'antica Pandosia di Eraclea oggi Anglona, Tipografia Miranda, Napoli, 1851, pag. 88.
2) G. ANTONINI, La Lucania, Napoli, 1797, voi. I°, pag. 120.
3) A. NIGRO, op, cit. pag. 94.
4) R. BRUNO, Storia di Tursi, Porfidio Editore Moliterno, 1989, pag. 22.
5) A. NIGRO, op. cit. pag. 89.
5) F. UGHELLI, Italia Sacra sive da episcopis Italiae et insularum adiacentium, Venezia, 1720, vol. VII col. 68.
6) MARTUCCI, Ragionamento intorno al pieno dominio real Mensa vescovile di Anglona e Tursi sul feudo di Anglona, contro l'Università di Tursi e alcuni suoi particolari cittadini, Napoli, 1790.
7) A. NIGRO, op. cit. pag. 94.
8) Idem, pag. 95
9) Idem, pag. 96
10) Idem, pag. 97
11) Ibidem
12) Ibidem
13) Ibidem
14) Idem, pag. 96
15) R. BRUNO, Anglona: una città, un vescovado, un santuario, Liantonio editrice, Matera, 1984, pag. 90.
16) Ibidem

 

    Testo di Rocco Bruno
 tratto da  "BASILICATA REGIONE Notizie, 1995


 

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