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LA RABATANA (Ravatèna)


La Rabatana (Ravatèna), porzione di Tursi oggi esistente, fu così chiamata perché abitata dagli Arabi o Saraceni, ma non fondata, e, da medesimi tenuta come un luogo di ritiro dopo le scorrerie che da più anni esercitarono sulle contrade, in seguito scacciati dai Longobardi (dall'arabo "rabad" che vuol dire borgo).
Essa è situata nella parte più alta del paese sovrastata solo dal castello, che oggi si può notare di quest'ultimo solo il basamento di forma circolare di una torretta.
La Rabatana è collegata al corpo del paese per mezzo di una strada ripida (in dialetto "a pitrizze"), quindi, appare come un luogo a parte ed ha una dilettevole prospettiva del Mar Jonio e dei fiumi Sinni e Agri, di campagne verdeggianti, di vigneti, di aranceti, di oliveti e di alcuni paesi gode e vagheggia.
Nelle dirupe sottostanti (sia del Fosso Moscone che dello strapiombo Piccicarello), tra gli incavi, a testimonianza dell'antichità del luogo, sono state trovate alcune palle di piombo a forma di olive, con un piccolo buco in uno dei suoi angoli, con su scritte greche e in altre latine:
    Le lettere greche sono le seguenti: EYHOIDA (tradotto Eiethida).
    Le lettere latine sono: APNIA.

Dette palle di piombo venivano lanciate contro i nemici con fionde, i tiratori scelti venivano denominati dai romani: Marziobarbuli. Su dette palle gli antichi erano soliti scriverci alcuni vocaboli per indicare la loro intenzione al nemico (Joseph Lanzoni - Adversaria lib. V cap. VI).

Situata nel cuore della Rabatana è la Chiesa Collegiata insigne sotto il titolo di S. Maria Maggiore, e, volgarmente, Madonna della Cona, la cui festività viene celebrata il 2 luglio.
All'interno vi è una Catacomba, o sotterraneo Kjpogeum, di struttura gotica di varie scritture sacre adornato. Con affreschi molto belli del XVI sec. riconducibili a Simone da Firenze e ad allievi della scuola di Giotto, inoltre vi è collocato uno stupendo presepio in pietra viva realizzato nel XV sec., incerto è l'autore: chi sostiene sia stato lavorato da Altobello Persio e chi da un certo Stefano da Putignano, l'ultimo Preposito sosteneva con certezza quest'ultimo.
Sempre all'interno della Catacomba vi è un sarcofago in pietra dei Doria, Duchi di Tursi nel XVI sec.
Sopra, nella chiesa vera e propria sono da ammirare: il pregevole Trittico del sec. XIV della Madonna col Bambino in trono e scene della vita di Gesù e della Vergine attribuito Giotto, nonché affreschi bellissimi come quello de "La cacciata dei mercanti dal Tempio" e sulla porta Maggiore "La strage di Sennacherib". Da semplice parrocchia fu eletta in Collegiata dal Pontefice Paolo III con bolla del 20 settembre 1546. Prima della soppressione era ufficiata da dieci canonici e un Preposito Curato, unica dignità! Fino agli anni 1970 era rimasta come figura solo il Preposito.

da "Anglona e Tursi" di Salvatore Di Gregorio            


 

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