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I ricordi sono lacrime - 01 -

Nel 2012, sul pianeta terra, ci sarà una rete ferroviaria che collegherà ogni parte, punto e città esistente sulla faccia del mondo con tutte le altre.
Sarà un treno talmente veloce che viaggerà sino a diecimila chilometri l’ora, sarà comodissimo e sempre in orario, mediante il quale tutti potranno arrivare dappertutto senza stancarsi e, in tempi talmente ridotti che, già dal 2011, diventerà il mezzo di trasporto più usato da tutti. L’auto, l’aereo e gli altri mezzi di trasporto saranno nel 2012 definitivamente messi in disuso e scompariranno.
Anche in città ci si sposterà col treno; rapido, puntuale, comodo ed economico.
Dal 2012 le distanze non saranno più un problema, non esisteranno più le nazioni, gli stati e le divisioni fra i popoli. Tutti fanno parte della stessa nazione, lo stato terra e non ci sono più emigranti, clandestini, extracomunitari ma solo cittadini della terra.
Non ci saranno più neanche divisioni sociali tra poveri e ricchi, tutti lavorano, nessuno morirà di fame e ciascuno vivrà e lavorerà dove gli pare perché tutti avranno tutto.
Ci sarà anche un treno misterioso del tempo che partirà regolarmente ogni giorno per il passato.
Tutti quelli che lo prenderanno, si sposteranno in un anno preciso e avranno tutti un solo pensiero: ritrovare i ricordi, le cose e le persone che hanno perduto.
La leggenda dirà poi che niente cambia mai nell’anno trascorso, a parità di comportamento e scelte e che, tutti quelli che riusciranno a ritornarci, potranno rivivere o modificare le vicende che li hanno visti protagonisti, a patto che lo desidereranno veramente.
Di ciò, però, non ci sarà mai certezza perché nessuno di quelli che ritorneranno nel passato farà mai più ritorno nel presente.
Nessuno, a parte me.
Lasciare la realtà per il passato non sarà comunque un’impresa facile, sarà complicato e difficilissimo, per uno che ci riuscirà almeno altri cento ci proveranno all’infinito senza mai riuscirci. I più fortunati ci riusciranno la prima volta, la maggior parte solo dopo una decina di tentativi e, tutti gli altri, mai e continueranno a provarci sino alla morte.

Sono su questo treno da troppo tempo, tanto che non mi ricordo più neanche da quanto. Non sono stanco ma inizio a sentire il peso della solitudine e un pochino d’ansia.
Era tanto tempo che non avvertivo emozioni di questo genere, specie quando sono in treno e vado o torno da qualche posto.
Sono diventato una celebrità.
Sono l’unico che ha viaggiato nel treno del tempo ed è tornato indietro. Tutta la gente del mondo vuole incontrarmi, vuole conoscermi e io ho smesso di lavorare e faccio e vivo solo questo.
Viaggio tra la gente, parlo con le persone, racconto qualcosa, firmo autografi.
Tutti vogliono vedermi, toccarmi, ascoltarmi e tutti, ma proprio tutti, mi chiedono perché io sia tornato.
Quando lo fanno, e lo fanno sempre tutti, do’ sempre risposte vaghe e, ogni volta, diverse.

Una volta, tantissimo tempo fa, quand’ero ragazzino e vivevo nel posto ove ero nato coi miei genitori, i nonni e le altre persone anziane del posto c’era una leggenda che parlava dei segreti delle persone e di un’usanza di quel popolo sereno e pacifico che viveva sulla montagna.
Si narrava che quando una persona aveva un segreto importante, che non voleva svelare a nessuno, se ne andava sul punto più alto della montagna, in un posto chiamato “silenzio”, in mezzo a una foresta di abeti e querce secolari.
In quel luogo, ove regnava un silenzio irreale che non veniva mai violato, neanche dal vento e dalla pioggia e da qualsiasi altra voce della matura, la persona che aveva un segreto che non voleva svelare ad alcuno, sceglieva un albero e lo nominava custode del suo segreto.
Poi, dopo aver scavato un buco nel terreno sotto l’albero scelto, sussurrava in quel buco il suo segreto.
Infine lo richiudeva con il terreno che aveva precedentemente scavato e incideva un piccolo taglio sul tronco dell’albero.
Quell’albero avrebbe custodito il segreto che era stato nascosto nel buco ai suoi piedi e nessuno sarebbe più riuscito a saperlo.

I ricordi sono lacrime dolci, che feriscono il corpo, oltre che la mente. I ricordi sono bagnati da lacrime copiose, talvolta accennate, altre volte asciutte.

In passato, tanto tempo fa, m’innamorai di una donna che mi lasciò e io me ne andai senza combattere, senza cercare di riaverla. Fui talmente orgoglioso che, in me, prevalse solo la ferita, il risentimento e l’egoismo che vinsero l’amore e il bene che provavo per lei.
Ricordavo che ciò fosse avvenuto nel 2007 in un posto che si chiamava Laurica e cercai di ritornarci.
Fui tra i pochissimi fortunati a riuscirci ma sbagliai l’anno o forse il posto e non la ritrovai.
Lei non c’era, non la rividi.
Da allora, non sono mai riuscito a smettere di chiedermi se il ricordo corrisponda alla verità e se lei, realmente, mi abbia veramente amato.
La risposta è un segreto che nessuno mai conoscerà.

- Avevi detto che non saresti mai più ritornato, che te ne andavi per sempre, che non ti avrei mai più rivisto.
- Si, è vero, lo dissi ma non lo pensavo. Volevo vederti, non potevo farne a meno.
- E perché?
- Me ne vado, non c’è un futuro qui.
- Quando parti?
- Ho un treno che parte fra tre giorni.
- Desideri che ti auguri buon viaggio o che ti dica di non partire?
- Vorrei che tu partissi con me.
- Non sai nulla di quello che ho fatto in tutti questi anni. Non sai se e come sono cambiata. Non sai niente di me.
- E allora? Non è importante, non m’interessa niente. Non ti chiedo e non ti chiederò mai niente.
- Sfidiamo la sorte, giochiamocela a carte, a chi alza la carta più alta. Se vinci vengo con te.
Alzai il fante di cuori, lei l’asso di picche.
Usò un vecchio trucco e barò per respingermi. Forse perché aveva paura di soffrire ancora, o solo perché non mi amava. Subito dopo presi un treno e me ne andai.

È stata, quella, l’ultima volta che la vidi.
Prima di lasciarmi mi accompagnò per un lungo tratto di strada. La percorremmo insieme in silenzio, senza dirci una sola parola e, quando ci lasciammo, ci fu un solo, unico sguardo. Con la mente le dissi "ciao" e lei, nella stessa maniera, mi disse "addio". Indossava un lungo vestito nero con uno spacco sul lato sinistro sino all'altezza del ginocchio e, in mano, portava una piccola borsa pure nera chiusa da un pulsante in alto.
Era fine luglio quando accadde. Con lei svanì un sogno.
Ogni tanto ho questo dolce ricordo e, ogni volta, la dolcezza mi comporta dolore, un dolore lancinante senza misura e tempo.
I ricordi sono lacrime e sangue.


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