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Guerrieri Gaetano


           
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A meno che (ma questa è un'altra storia)

Una partita a dadi è una partita a dadi e basta. Si vince col dodici e si perde col due. A meno che si giochi a perdere, in questo caso vale il contrario. Ma questa è un'altra storia.



Adoro ballare, specie la tarantella. La preferisco a tutti gli altri balli. A meno che non si tratti di un lento, se lei è bellissima e balla con me. Quand'ero ragazzino ballavo solo quando c'era un lento, a meno che non fossi costretto o dovessi farlo per altri motivi. Preferivo il lento perché, oltre che ballare, avevo un contatto fisico con la ragazza e potevo anche corteggiarla. La stringevo a me e, se mi riusciva, le sussurravo delle cose all'orecchio tipo "sei molto bella e intelligente e mi piacerebbe passare almeno una notte con te". Ma questa è un'altra storia, come quella precedente.



Il poker è sempre stato il mio gioco preferito. Mi piace il poker perché mi affascina bleffare, anche se non ne sono capace e perdo sempre. Per questo motivo non gioco mai a poker. Perdo perché m'emoziono troppo e l'altro capisce sempre se ho in mano qualcosa o niente. Anche corteggiare una ragazza m'emoziona, anche solo guardarla negli occhi ma, anche questa, come le altre è un'altra storia.



Il circo che spettacolo! Imponente, pericoloso e divertente ma, a me, non è mai piaciuto troppo. Forse perché non mi sono mai divertito quanto avevo preventivato. E poi ci sono andato pochissime volte. Non so perché. Una volta sono rimasto in città per vederlo ma sono dovuto scappare a spettacolo ancora in corso. Dovevo prendere un autobus, altrimenti sarei rimasto in città e non avrei avuto un letto né cosa inventare per i miei genitori. Allora dicevo un sacco di bugie ma, già in quel tempo, non ero abbastanza bravo perché mi scoprivano sempre. A meno che non ero costretto a dire la verità. Quando accadeva il risultato non cambiava. Non ero creduto e le prendevo ugualmente. Ma anche questa, come quelle che ho già raccontato, è un'altra storia.



Correre, nascondersi e sparare per difendersi. Mi è sempre piaciuto correre e ancora mi piace faticare e sudare. Dopo averlo fatto per almeno un'ora, una doccia mi riporta in vita e mi fa stare meglio anche se, quando lo faccio raramente, mi fanno male le gambe. Nascondersi da molto tempo non è più un gioco ma una necessità. Non mi cerca la polizia, non sono mai diventato tanto noto o importante. Solitamente mi nascondo perché frequento posti ove è meglio che non mi vedano o, semplicemente, perché non ho abbastanza faccia tosta e coraggio per mettermi in mostra. In tutti questi anni più volte mi hanno ferito ma, grazie a Dio, non sono mai riusciti a uccidermi. Anche se in molte occasioni ci hanno provato. Sono sempre riuscito a salvarmi. Se il mezzo di locomozione fossero ancora i cavalli, come in passato, mi sarei anche divertito perché sono un romantico e detesto le modernità. I cavalli, per esempio, per scappare sarebbero stati un mezzo ideale. Sono più facili a rubare delle auto e, a differenza di queste scatole d'acciaio, hanno un'anima. Come nei film, alla necessità sarei scappato rubandone uno poi, mentre gli inseguitori sembravano aver partita vinta, sarei sceso senza farmi vedere e nascosto da qualche parte. Loro avrebbero inseguito il cavallo e io mi sarei salvato divertendomi. Ma anche questa è un'altra storia che, come per tutte le altre e ogni cosa che mi riguarda. Non riuscirò mai non solo a scriverne ma neanche a capirle. A meno che…(ma questa è un'altra storia).



Dovrei andare a nord, dove vive lei ma non ho né i soldi, né la possibilità di farlo. Non ho neanche il coraggio e, tutto sommato, nemmeno la voglia.

Come sempre mi fingerò ferito e mi procurerò dei danni visibili ma superficiali per sanguinare. A questo mondo, oltre alla maggioranza, c'è anche della brava gente e mi aiuteranno. A meno che non trovi soldi, coraggio e voglia, ma questa è un'altra storia.



Sono almeno in tre e m'attaccano senza neanche avvisarmi. Sono banditi o uomini di legge? Riuscirò a scoprirlo senza doverli uccidere?

Ho dovuto farlo. Li ho feriti con una botta in testa. Li lego e li lascio da qualche parte, non sono così cattivo da prendergli la vita, mi sono soltanto difeso, nient'altro. Continuerò ad andare avanti. E' così che si fa o si dovrebbe fare, solitamente. Invece non li affronto neanche, mi nascondo e tutto fila liscio. Forse. A meno che non tornino indietro. In questo caso lo scontro sarebbe inevitabile. Ma questa, come l'altra, è un'altra storia.



Il tamburo napoleonico me lo ricordo bene. Lo suonavo in mezzo ad altri. Cinque uomini e cinque donne, in tutto dieci con le majorette davanti e, subito dietro, le trombe egiziane. E poi, dietro ancora, tutta la banda. Ero talmente bravo a suonarlo, che stavo in mezzo e comandavo tutti i tamburi, scegliendo il ritmo. Le majorette ballavano con i tamburi, così comandavo anche loro e le trombe, di riflesso.

Mi divertivo a suonare perché, nella banda, c'erano un sacco di ragazze con le quali potevi avere delle storie, anche contemporaneamente. A meno che, non eri talmente stronzo da metterti con una gelosa e possessiva. In questo caso, dovevi filare dritto e con una sola per volta ed evitare tutte le altre. Ma questa è un'altra storia, che non ho voglia di raccontarvi.



Non mi piacciono gli imbroglioni. Anche quelli che lo fanno solo per i soldi e non fanno troppi danni. Una volta ne ho conosciuto uno che leggeva il futuro e regalava qualche sorriso. Tutto sommato, non era poi uno dei peggiori, a meno che non era in giornata, altrimenti conveniva stargli lontano. Ma questa è un'altra storia che, prima o poi, dovrò raccontarvi.



Ho la febbre e devo scappare; mi servirebbe un cavallo. M'inseguono un'altra volta, come sempre. Prima o poi dovrò smettere di preoccuparmene.

Questa volta la sorte è dalla parte mia. Nascosto dove e come sono non riuscirebbe a trovarmi nemmeno il diavolo. A mano che non sia Belzebù in persona, ma questa, oltre che un'altra storia, sarebbe anche troppo.



Clarinetto, trombone e tamburo. Se vogliamo, il massimo basterebbe aggiungerci un sassofono o una tromba. Meglio tutti e due e il gioco è fatto.

A meno che il direttore non ci voglia un violino o, peggio ancora, un piano. Magari uno con tanto di coda, magari di cavallo. Ma questa, come tutte le altre, è un'altra storia che mi porta da un'altra parte.



Mi sono finalmente procurato un cavallo, nero. Ci salgo e me ne vado. Questa volta sono solo in due e arrivano anche loro a cavallo. Sono banditi o è, forse, solo colpa della polvere che il vento sta sollevando?

Adesso li vedo meglio, hanno una gran brutta faccia e mi cercano nel posto sbagliato. Mi sposto e aspetto, li ho persi di vista.

Continuo a sanguinare sul braccio sinistro ma ho il destro che funziona perfettamente. Ne vedo solo uno, che fine ha fatto l'altro? Mi nascondo e lo aspetto. Gli sparo subito o gli chiedo prima qualcosa?

Meno male che non ho sparato, perché è un amico, un tizio che mi ha già aiutato in passato e che è sicuramente qui per tornare ad aiutarmi.

Cavalchiamo insieme sino da un mio amico. Entriamo senza bussare e restiamo chiusi dentro, forse è una trappola. Non c'è nessuno, anzi no, ci sono tutti e due. Non ci aspettavano e s'erano nascosti, per difendersi.

Gli spiego come stanno le cose, ma non sono contenti.

M'invitano a cena e gli racconto tutto.

Ora siamo in quattro a cavalcare dalla stessa parte. Meglio. Prima ero solo contro tutti. Un nano, un pistolero, un panzone e un sordomuto. Rimetteremo tutto a posto. Forse.

A meno che non mi trovino prima loro e ci facciano fuori, senza che ce ne rendiamo prima conto. Ma questa è un'altra storia, tutta da vedere. Magari anche solo da leggere, ma prima la devo scrivere.



Il solito paese con i soliti mafiosi che comandano, facendo il bello e il brutto tempo, decidendo su tutto e tutti.

La legge, come al solito, è dalla parte sbagliata. Dalla loro, per difendere e salvaguardare il potere coi suoi privilegi, raccomandati e protetti.

In ogni posto c’è, comunque, un poliziotto onesto che fa il suo dovere e crede nella giustizia. Meno male, altrimenti non avremmo nessuna speranza.

La solita storia, sempre la stessa, il mondo va sempre dalla stessa parte, però una volta tanto succede qualcosa che cambia la storia e si torna a sparare. Inizia lo spettacolo. Uno spettacolo magnifico, unico a questo mondo. A meno che non siano solo fuochi d’artificio. Ma questa è un’altra storia che, come l’altra, dovrò prima o poi scrivere, ammesso che riesca a ricordarmela.



Gli artisti che bella gente: egoisti, egocentrici, narcisisti, presuntuosi, senza una lira e interessati solo a se stessi, oltre che all’arte. La gente migliore che ho conosciuto sino a oggi. È solo una storia ma sarebbe davvero bella, se fosse realtà. Lottare, cambiare, far fuori tutti i ladri, gli assassini e i banditi d’ogni ordine e grado. Più di tutti far fuori i mafiosi. Li ammazziamo tutti? No, li arrestiamo e li prendiamo a calci in culo. Tanto per iniziare basterebbe iniziare a non votarli più, a meno che non troviamo una soluzione più efficiente. Ma questa è un’altra storia, oltre che un problema troppo grande da risolvere.



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