PINO GENTILE
 - La Città delle scale
 

- Capitolo XIX -


CITTA' IN CONTROLUCE

CITTA' IN CONTROLUCE
 

Una intelligenza onesta al servizio della Basilicata

 

Nanni Tamma
Teatro, prosa, poesia, "tutto di più ..."

Nanni Tamma

 

Nanni Tamma è un nostro attore, impegnato da oltre 40 anni in Basilicata dove ha operato principalmente nel settore teatrale. Personaggio amabile, dal facile approccio, ha maturato una vasta e variegata esperienza per tanti anni presso la Rai.

 

Indimenticabili le prestazioni radiofoniche e televisive da lui offerte in tanti anni di attività culturale. Ricordiamo, in particolare, la riuscita trasmissione “Il Lucaniere”, un appuntamento domenicale questo, imperniato sulle diverse tematiche cittadine, affrontate con garbata ironia, finalizzate alla risoluzione dei diversi problemi di carattere cittadino.

 

Nato a Bari e residente a Potenza da oltre 40 anni, inizia la sua carriera artistica nel 1941 in veste di comico, autore e coreografo con compagnie di avanspettacolo e rivista. Nel corso degli anni ha cambiato genere passando alla rivista (con De Vico, Alfredo Rizzo, Elena Giusti, Anna Campori, Mario Carotenuto e così via) e quindi al teatro di prosa, interpretando ruoli di primo attore nelle opere di De Filippo,

Pirandello, Dario Fo. Dopo quattordici anni di teatro collabora con la Rai come annunciatore, regista, autore, attore e programmista, realizzando numerosissimi programmi radio - televisivi.

 

Dopo essere stato in Rai per trent’anni, dove ha sviluppato una carriera fino a dirigente e Capo Struttura nella sede regionale per la Basilicata, ha ripreso a lavorare come attore e regista al cinema, in televisione ed in teatro. Queste le produzioni cui ha partecipato nel Cinema: “Viaggio con Alberto” di A. Giuffrè con Sergio Castellitto, Nino Manfredi e Jeanne Moreau (girato in Francia); “Nel continente nero” di M. Risi con Diego Abatantuono (girato in Kenya); “Dall’ altra parte del mondo” di A. Catinari, vincitore del premio De Sica nel 1992; “Viaggi di nozze” di e con Carlo Verdone, nel ruolo del padre interprete; “Giovani e belli” per la regia di Dino Risi; “I magi randagi” di Sergio Citti con Silvio Orlando, Gastone Moschin; “Del perduto amore” di Michele Placido con G. Mezzogiorno, F. Bentivoglio, E. Loverso, S. Rubini.

 

Televisione “Patto con la morte”, regia di G. Lepre, con Abatantuono, ha avuto il ruolo di un mafioso; programmata da Rai 2;

 

“Bellavita” di L. Pirandello, con la regia e l’interpretazione dello stesso Tamma, prodotto da Rai 3, programmato e replicato in rete nazionale. Primo premio al Festival del cinema di Salerno.

 

“Prima notte”, tratto da una novella di L. Pirandello, sceneggiatura, interpretazione e direzione dello stesso Tamma; prodotto da Rai 3 è stato programmato in rete nazionale.

 

“Le lettere dell’altro” di N. Tamrna con Marzio Honorato. Commedia brillante interpretata e diretta dal Tamma, prodotta da Rai 3. “Il diavolo e l’ Acquasanta” di E. Oldoini.

 

Radio: ha realizzato come autore, regista e interprete, con attori quali Ivo Garrani, Regina Bianchi, Ida di Benedetto, Marina Malfatti e tanti altri ancora, migliaia di produzioni radiofoniche di tutti i generi (prosa, rivista, dirette di spettacoli) per Radio Uno ed altre reti.

 

 

 

 

Il formidabile trio potentino vince il premio Petrolini

“La Ricotta” trio irresistibile alla ribalta nazionale

 

Sono i comici dell’anno: Giuseppe Centola, Antonio Centola, e Mario Ierace, in arte “La Ricotta”. Il trio potentino ha vinto, al Palais di Saint Vincent, l’edizione “Bravo Grazie” e il premio “Ettore Petrolini 2001”.

 

Lo sketch della chiesa, scrive Luigia Ierace su “La Gazzetta del Mezzogiorno”, il 14 gennaio 2002, uno dei cavalli di battaglia del trio potentino (già vincitore nel luglio 2000 del “Premio Massimo Troisi” di San Giorgio a Cremano), ha sancito il successo de “La Ricotta” che si è imposta alla grande sugli altri sei gruppi in finale, nella “Champions League” italiana del cabaret, organizzata dalla Promoval di Aosta in collaborazione con il Casinò de la Vallee con il patrocinio della Regione Autonoma Valle d’ Aosta.

 

Ad animare la serata, Renato Pozzetto che ha sostituito Alberto Sordi, bloccato a Roma da un attacco influenzale. Al suo fianco Bruno Gambarotta, Franco Petrolini, Chiara Sani e Corrado Tedeschi. Superata la prima selezione della giuria tecnica, che ha ridotto i concorrenti da 16 a 7, il Trio ha letteralmente conquistato pubblico e giuria, con 490 voti su 1000.

 

Nella capitale valdostana dei tavoli verdi il voto del pubblico è stato espresso naturalmente con le fiche, che ogni spettatore aveva ricevuto all’ ingresso del Palais. Al termine della kermesse, gli spettatori hanno inserito la fiche all’interno dell’urna corrispondente al concorrente prescelto. Delle mille fiche inserite nelle urne, ben 490 sono andate in quella del brioso trio potentino. Il secondo classificato, Stefano Vigilante di Roma, ne ha collezionate 170, seguito dai “I Lucchettino” di Torino e Genova.

 

“In semifinale - spiega Mario Ierace - abbiamo presentato lo sketch della scuola di inglese, il pezzo forte, molto cabarettistico. In finale, abbiamo voluto portare un pezzo a metà tra cabaret e teatro, la scena delle tre comari in chiesa. È stato un lavoraccio ridurre a 4 minuti un pezzo che ne dura quindici. In quattro minuti ti giochi la vita”.

 

Ed e stato davvero così, a giudicare dall’affermazione di Renato Pozzetto quando ha consegnato al trio la coppa. “Da quando siete insieme?”, “Da quattordici anni”, E Pozzetto: “Ma dove eravate?”.

 

“Siamo stati l’ultimo gruppo ad esibirsi - continua il comico - c’era molto nervosismo, abbiamo recitato quasi con rabbia. Poi il pubblico ha cominciato a votare. Mi sono chiuso in camerino. Ogni tanto qualcuno bussava: 'anna mett’ u’ tapp’ o ‘anna mett’ 'n‘ata urna Ma chi poteva crederci. Poi ci hanno chiamati tutti e sette sul palco. Una cosa atroce, le fiche non si vedevano. Poi è cominciata la conta a partire dall’urna del primo concorrente con i numeri sull’enorme display. Poi il secondo e il terzo classificati che andavano davvero forte. È cominciata la nostra conta e le fihe non finivano mai. Il pubblico guardava i numeri colorati, le fiche che scorrevano, sentivamo il tic tic e così faceva il nostro cuore. Superati i 170 è stata un’ovazione e i numeri continuavano a scorrere tra gli applausi. È stato bellissimo. Poi non riuscivamo più ad uscire dal teatro tra i complimenti e la simpatia di tutti i colleghi”.

 

“Sirisfestival”, il premio che ogni anno viene assegnato dall’ Associazione culturale “Sud Gigi Giannotti” di Montalbano, città del Basso Sinni, in provincia di Matera, vede sul podio più alto, nel mese di marzo 2003, il trio potentino “La Ricotta”. Un nuovo, prestigioso riconoscimento per i simpaticissimi Giuseppe e Antonio Centola, Mario Ierace, che, questa volta, vincono...in casa.

 

 

 

 

Ninì Mastroberti

Mastroberti, il mattatore lucano 35 anni sulle scene ma con la stessa passione

 

Trentacinque anni di teatro: attore, regista, autore. Ninì Mastroberti preferisce definirsi così: “Sono un drammaturgo che alla fine deve vedere l’ultimo atto della struttura drammaturgia, il più importante, la rappresentazione”. Dietro o avanti le quinte, l’artista potentino continua a calcare le scene lucane con la passione di sempre: quella che lo ha visto tra i fondatori del “piccolo teatro”, “un’esperienza chiusa, finita”, ci tiene a sottolineare Nini, come lo chiamano tuffi, ma che lo ha segnato profondamente e che si porta dentro in tutte le sue sfaccettature, come esperienza esaltante “in quegli anni in cui eravamo una delle compagnie più riconosciute a livello nazionale. Ci apprezzavano più fuori che qui, sottolinea, ricordando poi i periodi bui, la fine dei finanziamenti, “davvero tanti in quel periodo”. Poi “l’abbandono da parte del ministero”. Un brutto capitolo. Ma fa parte di un passato della storia di Ninì e di quanti in quell’epoca hanno fatto il teatro. “Eravamo piccoli presuntuosi che volevano fare gli attori, continua Mastroberti, ma quanto entusiasmo. Un gruppo di attori e di amici ed è stato questo che ci ha consentito di diventare professionisti, di creare le basi per quello che è oggi il teatro. Era il periodo delle piccole esperienze parrocchiali. C’era il teatro dialettale, un buon teatro. Poi il primo circuito teatrale, l’Abs, “Maratea teatro”.. .Ma questo è il bagaglio del passato”.

E Mastroberti, invece, preferisce guardare avanti verso una nuova avventura che si chiama “Stoà”.

 

“È un punto di partenza, aggiunge Mastroberti, dopo aver riamalgamato le fila di un vecchio discorso partendo comunque proprio dai giovani. Sono professionali, intelligenti, seri appassionati e pieni di volontà. Riusciranno bene, sono destinati a diventare i protagonisti del teatro nella nostra regione. La nuova Associazione poteva nascere solo così. “Stoà”, un nome un pò presuntuoso, ma visto che siamo in Magna Grecia meglio stoà “. Ci sono voluti due anni di lavoro, ma ora abbiamo raggiunto un alto livello artistico, chi mi conosce sa che sono modesto.”

 

Un progetto in collaborazione con la produzione napoletana di Mario Monopoli e Rosario Imparato. “Una collaborazione importante che non toglie nulla alla nostra identità lucana. Non ho paura e mi voglio confrontare con le nuove realtà esistenti - incalza con grinta - Il teatro non può essere usa e getta. Deve maturare ed avere il tempo giusto per diventare vecchio, se mai diventa vecchio, bisogna tornare al vecchio repertorio”. E Mastoberti torna spaziando dal teatro ragazzi, al classico, a quello in vernacolo. Da “Il vestito nuovo del re”, tratto da Andersen, per la regia di Pio Baldinetti, “L’avaro ovvero il taccagno” per la regia di Mastroberti, all’ultimo lavoro “Antonio, lù’ sant’ e lù’ diavul”, sempre di Mastroberti che cura anche la regia ed è attore protagonista.

 

Nello staff di Stoà, oltre ai già citati Mastroberti e Baldinetti, Francesco Rubino, Gerardo Ferrara, Pio Santagasta, Chicca Anastasi, Fabio Pappacena, Rossella D’alise, Raffaella Aliano, Rocchina Taurisano, Tonia Bruno, Gianluca Lagrotta, Guiseppe Cerone, Ernesto Sorrentino, Giovanna Valente, Maria Eugenia Morese, Michele Sabatella, Umberto Gasperini e Vito Ferrara.

 

 

 

 

Giorgia Mastroberti

Cinema, un amore di famiglia, Giorgia nel cast di “Rocco e il falco”, film lucano al Giffoni Festival

 

Scrive di lei il giornalista Massimo Brancati:

Inevitabile che prima o poi sarebbe stata travolta dalla passione per la recitazione. D’altra parte, è cresciuta a latte, biscotti e teatro. Giorgia, 21 anni, potentina doc, è figlia di Ninì Mastroberti, attore al quale sono legate le pagine più belle del mondo teatrale lucano. Dal padre ha ereditato la capacità di calarsi perfettamente nel personaggio interpretato, “condendo” questa qualità con una sensibilità tipicamente femminile, accentuata da un fondo di timidezza che la rende più dolce.

 

Raggiunta la maturità (non soltanto scolastica), Giorgia ha deciso di compiere il grande passo e di dare sfogo ad un istinto contenuto nel “dna” familiare: non starà più soltanto a guardare le “scorribande” teatrali del padre, ma reciterà lei stessa. È stata scelta, infatti, nel cast del film “Rocco e il falco”, girato interamente tra Potenza e il suo hinterland, pronto per sbarcare al “Giffoni Festival”. Con Giorgia condividono il progetto cinematografico altri giovani lucani: Antonio Mancino, Simone Genovese, Anna Prisco, Massimo Lanatà, Antonio Califano (riprese e direzione della foto), Echoes (musiche), guidati dalla regia di Victor Rambaldi. La sua prima esperienza nel cinema (a cui le auguriamo di aggiungere molte altre) è stata più che positiva. Giorgia ha colpito tutto lo staff per le sue qualità di attrice, “affinate” non da una scuola di recitazione, ma dall’insegnamento di Ninì che è riuscito a, trasmetterle l’amore per il palcoscenico. “Quando sono arrivata sul set, -dice Giorgia, ero emozionatissima. Ma la presenza di mio padre, che per me è un mito, mi ha rassicurata e tutto è filato liscio. Interpreto una maestra d’asilo che si occupa del bambino attorno al quale ruota tutta la trama del film, un piccolo che non parla in seguito al trauma per la morte dei genitori. In questo ruolo, aggiunge Giorgia, mi sono trovata molto bene, anche perché riesco ad essere particolarmente spontanea con i bambini”.

 

Giorgia approda al cinema all’età di 21 anni, quando molte sue colleghe possono già contare su un bagaglio di esperienze sui set piuttosto consistente. “È vero, dice, ci sono ragazze che cominciano molto prima di me, ma ho voluto aspettare per diventare più grande e acquisire una maggiore consapevolezza”. Parla sulla scia dei consigli del padre, preoccupato di evitarle “bruciature” o, peggio ancora, delusioni che ad una certa età possono trasformarsi in traumi. “In questo mestiere, dice Ninì i “no” sono all’ordine del giorno. Bisogna saper accettare i provini non andati a buon fine, sapendo che prima o poi arriverà l’occasione giusta”.

 

Padre e figlia si intendono alla perfezione. Anche sul futuro: “Aspiro, precisa Giorgia, a diventare attrice professionista, ma vorrei conciliare quest’attività con gli studi (è iscritta alla facoltà di Sociologia) “Parole che si riverberano negli occhi di Ninì, da cui traspare soddisfazione e orgoglio. Sa di avere una figlia con la testa ben piantata sulle spalle e che si giocherà la chance di successo senza particolari patemi d’animo, con un approccio moderato, per nulla smanioso, ma deciso e determinato. Giorgia sta compiendo tutti i passi che bisogna fare in questi casi, a cominciare dalla realizzazione di un book fotografico che è già a disposizione di un importante agenzia di Roma. Il suo volto, insomma, inizia, come si dice in gergo, a “girare”. “Quello di attore, conclude Ninì, è un mestiere complesso e difficile. Giorgia adesso è matura, ma è estremamente emotiva. Deve smussare questo angolo di carattere per meglio metabolizzare le delusioni che come dicevo, non mancheranno. Un diniego può provocare danni non indifferenti alla psiche di un giovane. Alla fine, però, chi ha qualità e talento, conclude incrociando lo sguardo di Giorgia, riesce quasi sempre ad andare avanti”.

 

 

 

 

[ Mailing List ] [ Home ] [ Scrivici ]

 

 

.