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SCHEGGE DI MEMORIA

ANTONIO MOLFESE
 

O Nuvene - Le Novene

Negli anni 50 frequentavo le scuole elementari ed il nostro unico passatempo erano i giochi nella strada con altri bambini della stessa età, dopo però aver finito i compiti u scritte e l’orale. Erano tanti i compiti che ci assegnava il maestro Don Andrea Di Gese, per cui avevamo poco tempo per giocare.
Durante quegli anni era in auge a S. Arcangelo l’Azione Cattolica, che accoglieva i ragazzi di tutte le età ed elargiva ottimi principi morali, che poi ci hanno guidati negli anni futuri. Era presidente Domenico Mancini, detto Mimì per gli amici, che rimase orfano giovane e fu allevato da una madre molto devota; a quei tempi studiava ingegneria ed in seguito conseguì la laurea svolgendo importanti compiti nella pubblica amministrazione. Altro presidente dell’A.C. è stato Antonio Siderio, impiegato delle poste che morì prematuramente a causa di un tumore.
La sala di riunione dell’Azione Cattolica era a Santa Sofia, una stanza che era una dipendenza della chiesa madre. Le riunioni comportavano lo studio della dottrina cattolica ma anche che durante le feste religiose noi ragazzi sfilavamo con una fascia al braccio di colore azzurro, sulla quale c’era scritto ASPIRANTE, e animavamo le processioni e le feste religiose con canti e litanie.
Ci si riuniva, specie la sera, e si proiettavano vecchi filmati religiosi, ma anche film di azione, tramite un proiettore tanto vecchio che era tenuto in vita dalle cure amorevoli di Mimì il presidente. Ricordo quante volte andavo a casa mia a rubare, si fa per dire, delle speciali lampadine a goccia che producevano una luce molto intensa, che mio padre medico teneva su un portalampada per illuminare la sua scrivania.
Perché nessuno si accorgesse che avevo sottratto la lampada, sostituivo le lampade buone con quelle fulminate.
Altra attività che era in uso svolgersi a quel tempo era quella di fare il “previticchio”, cioè l’assistente del parroco nelle varie funzioni religiose. Mentre però nelle feste comandate erano in tanti che volevano partecipare alle cerimonie religiose, i pomeriggi durante la settimana, quando c’era qualche novena, eravamo in pochi alle funzioni. La cerimonia religiosa prevedeva l’uso dell’incensiere, ma perché l’incenso bruciasse era necessario trovare dei carboni accesi ed ardenti in quantità e perfettamente roventi.
D’inverno era facile trovare fuochi accesi e le persone erano ben liete di fornire l’occorrente per le funzioni. Era in uso che, dopo S. Michele, 8 Maggio, le persone agiate andavano a fare il riposino pomeridiano ed in quella data era un problema trovare un fuoco acceso che permettesse di approvvigionarsi di carboni per l’incensiere.
Dal momento che la mia casa era contigua alla Chiesa chiedevo alla cameriera di tenere il fuoco acceso, perché di lì a poco sarei passato per prendere un po’ di brace per l’incensiere. Alcune volte, quando per indolenza o dimenticanza il fuoco non era acceso ed i carboni non erano pronti, ero costretto ad accenderlo di persona.

 

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