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SCHEGGE DI MEMORIA

ANTONIO MOLFESE
 

“A cunsereve” - Concentrato di pomodoro elisir di benessere

I pomodori hanno rappresentato un alimento indispensabile nell’alimentazione quotidiana della nostra gente; importato dall’America come pianta ornamentale fresco o secco, ha rappresentato l’alimento che, con colore e sapore, ha allietato tutti i nostri pranzi. Ricordo le immense insalate di pomodoro fresco ed altri ortaggi che venivano consumate alla masseria Monte Cellese in Sant’Arcangelo (PZ) di proprietà della mia famiglia dalla squadra di braccianti avventizi e salariati fissi durante le lavorazioni estive di mietitura e trebbiatura.
I piatti di insalata “terzetti” venivano posti su uno scanno capiente ed i partecipanti alla colazione, circa alle ore nove del mattino, tutti seduti intorno al desco affondavano a turno la forchetta e prelevavano l’insalata. Per aumentare la presa, cioè la quantità di cibo, si era soliti allargare le punte delle forchette, che a quei tempi erano costruite in metallo flessibile, per cui era facile eseguire questa operazione; in questo modo rispettando il proprio turno la persona poteva ad ogni forchettata prelevare una maggiore quantità d’insalata, generalmente preparata con pezzi abbastanza grandi, ben condita e accompagnata da pane fresco.
Il pane in casa si preparava una volta la settimana e prima di tale operazione la massaia si metteva in giro per le masserie vicine a cercare il lievito “u levate”, che avrebbe adeguatamente preparato e fatto lievitare l’impasto; per constatare che il forno avesse raggiunto le opportune temperature per cuocere il pane, si poneva alla bocca di esso un pezzo di pasta lievitata “vampuglia” e dalla rapidità della sua cottura la massaia si rendeva conto se il forno era pronto per fare “ u piccilatiello” una corona di pasta che si mangiava fresco, a “ficazza” una pizza tonda con un buco al centro e così chiamata perché si rompeva con le mani.
Si preparavano strazzate di tante qualità, ma quelle che erano solite nelle masserie erano quelle dove si ponevano ortaggi di stagione: peperoni, pomodori, origano e cipolla “paupacci, pemmidori, rigane e cipolla”, riccamente condite con olio e pecorino.
Dopo questa breve digressione torniamo alla cunsereve; si era soliti far bollire i pomodori e passarli i primi tempi al setaccio e poi con una speciale macchina che separava le bucce ed i semi; con il passato si confezionavano le bottiglie di pomodoro che sarebbero servite per tutto l’anno, mentre la salsa che restava si metteva ad asciugare nei piatti capienti al sole, che con l’evaporazione dell’acqua l’avrebbe fatta concentrare ( man mano che il tempo passava il numero dei recipienti esposti diminuiva in quanto si riduceva il contenuto). Si giungeva così alla fine del mese di luglio e ai primi di agosto che il concentrato di pomodoro era pronto per essere conservato gelosamente per poter condire i succosi piatti di pasta durante l’inverno; durante la esposizione al sole qualche mosca poteva annegare o lasciare qualche escremento, che al raggiungimento del colore rosso scuro non sarebbe stato evidenziato. Anche queste proteine animali avrebbero concorso a far diventare il piatto di vermicelli o di ziti più gustosi al palato.
Per evitare che le mosche potessero contaminare il passato messo a concentrare, si poneva sui piatti un velo che veniva fermato ai bordi; in alcune stagioni meno piovose le colonie di formiche abbondavano, per cui spesso questi animali attirati dal cibo potevano raggiungerlo e contro la loro contaminazione non vi era scampo.
Per esporlo al sole durante tutto il giorno il passato di pomodoro si poneva sulla “gradizza”(chi l’aveva) altrimenti sul tetto della casa “ a lu ‘ntempiate”, al quale si accedeva mediante una scala.
La gradizza di quattro-sei metri quadri ed in grado di sostenere un peso di oltre trecento chilogrammi, era orientata in modo che il sole la colpisse per tutto il tempo dell’insolazione; era di canne in graticcio legate con ginestra, raffia o spago e posava su due pezzi di trave bene infissi nel muro, in quanto doveva sopportare la frutta o gli ortaggi che si ponevano a seccare e la persona che compiva l’opera di governo. Il concentrato di pomodoro, chiamato in siciliano “u strattu”, prodotto di grande tradizione e molteplici virtù nutrizionali, contiene una alta concentrazione di potassio e calcio che supera fino a cinque volte quella contenuta nel pomodoro fresco ed un elevato quantitativo di fosforo; anche il ferro e la vitamina PP nonostante la cottura e le alte temperature sono leggermente superiori al pomodoro fresco. Esso esplica una importante funzione nutritiva, vitaminica e rimineralizzante.

 

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