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SCHEGGE DI MEMORIA

ANTONIO MOLFESE
 

A cena da‘ Vescjlia - La cena della Vigilia di Natale

Potrebbe sembrare un’incongruenza, che in piena estate si pensi già al pranzo di Natale.
Tutto ciò è determinato dal fatto che, trovandomi in Sicilia per le vacanze, di fronte ad un mare invitante e lontano dai molti impegni che ho sia pure in pensione, posso dedicarmi a raccogliere ricordi che poi vengono trascritti e pubblicati su qualche giornale di paese.
Era importante il pranzo di Natale, ma soprattutto il pranzo della sera della vigilia, durante la quale, in base alla tradizione, si preparava un menu a base di pesce o prodotti similari.
Mio padre, medico condotto a S. Arcangelo, era solito approvvigionarsi di tutte quelle cose “di natura alimentare” che sarebbero servite per il pranzo della vigilia di Natale. Il tutto era giustificato dall’arrivo dei tre figlioli, sparsi per l’Italia per compiere gli studi. In quell’occasione desiderava, durante la loro presenza durante le vacanze di Natale, offrire loro qualche leccornia che non si sarebbero potuti permettere in collegio. Era solito comprare, a tempo debito, prodotti come vongole e cozze sgusciate, pesce azzurro, (sgombro) in scatola, filetti di acciuga arrotolati con capperi e parmigiano a pezzi in scatola. Il tutto era acquistato presso una ditta di Parma o dei sobborghi, chiamata “Fratelli Greci”, che negli anni 40-50, aveva un negozio che spediva merce in tutta Italia mediante contrassegno. Di recente, in una mia visita a Parma, in quanto componente della giuria al Festival Internazionale del Film Scientifico, ho avuto modo di constatare che la ditta ancora esiste, ma non sono a conoscenza se spedisca ancora oggi i propri prodotti nel resto d’Italia come faceva allora, visto che essi sono reperibili in qualsiasi supermercato.
Negli anni 40-50, nel mio paese, S. Arcangelo di Basilicata, si era soliti preparare un piatto della vigilia a base di pesce; chi se lo poteva permettere utilizzava le vongole o le cozze di giornata (erano in pochi quelli che potevano avere mitili freschi). Gli altri, tra cui la nostra famiglia, utilizzava i prodotti in scatola, tempestivamente acquistati nei negozi specializzati.
Alcuni piatti erano confezionati con alici salate, che si acquistavano nel negozio di Vincenzo La Casa, che, oltre che di Sale e Tabacchi, era fornito di prodotti quali alici e sarde salate, caciocavalli, provoloni Auricchio, un tempo molto in auge al mio paese.
Eravamo appena usciti dalla guerra e l’economia era ancora sofferente e la vita quotidiana stentava a riprendersi. Era il tempo in cui un regalo per una famiglia era basato su un chilo di pasta, (qualità ziti, avvolta in carta lucida – color petrolio – che, tramite la nostra donna di servizio, era inviata alla famiglia destinataria del regalo o consegnato ad uno dei componenti della stessa, se per caso si trovavano al momento nella rivendita). Erano tempi nei quali con un chilogrammo di pasta e con l’aggiunta di pochi e poco costosi ingredienti, una famiglia risolveva il problema del pasto di mezzogiorno.
Al mio paese, il menu della vigilia di Natale era composto da:
• spaghetti con salsa ed alici salate o vongole e cozze;
• per secondo baccalà, dato che la lontananza dal mare non permetteva, se non raramente, l’arrivo del pesce fresco (ad esempio capitoni, anguille, tonno, ecc.);
• frutti di stagione, quali sorbe, nespole invernali e mele di differenti qualità, ma anche fichi imbottiti;
• per dolce, infine, veniva servito ‘u panemenische, composto da mosto di vino concentrato, al quale si aggiungeva un po’ di farina di castagne e mandorle.
Proprio una sera della vigilia di Natale mio padre medico dovette prendersi cura di un tale Salvatore, bravo fabbro, soprannominato papagnielle, che, mentre addentava un pezzo di baccalà in umido ebbe un incidente : una spina ad arco si era infilata nella retrofaringe e provocava al malcapitato dolori urenti e segni iniziali di asfissia. Si recò d’urgenza alla nostra casa e mio padre dovette, con l’aiuto di uno di noi, che illuminava il campo con una potente lampada, asportare la spina del baccalà, profondamente infilata nella mucosa e dare così al paziente la possibilità di ritornare alla propria casa, di riprendere il pranzo interrotto ed a noi di poter iniziare il pranzo della vigilia di Natale.

Roma, 9-11-2005                

 

 

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