A cena da‘ Vescjlia - La cena della Vigilia di Natale
Potrebbe sembrare un’incongruenza, che in piena estate si pensi già al
pranzo di Natale.
Tutto ciò è determinato dal fatto che, trovandomi in Sicilia per le
vacanze, di fronte ad un mare invitante e lontano dai molti impegni che
ho sia pure in pensione, posso dedicarmi a raccogliere ricordi che poi
vengono trascritti e pubblicati su qualche giornale di paese.
Era importante il pranzo di Natale, ma soprattutto il pranzo della sera
della vigilia, durante la quale, in base alla tradizione, si preparava
un menu a base di pesce o prodotti similari.
Mio padre, medico condotto a S. Arcangelo, era solito approvvigionarsi
di tutte quelle cose “di natura alimentare” che sarebbero servite per il
pranzo della vigilia di Natale. Il tutto era giustificato dall’arrivo
dei tre figlioli, sparsi per l’Italia per compiere gli studi. In quell’occasione
desiderava, durante la loro presenza durante le vacanze di Natale,
offrire loro qualche leccornia che non si sarebbero potuti permettere in
collegio. Era solito comprare, a tempo debito, prodotti come vongole e
cozze sgusciate, pesce azzurro, (sgombro) in scatola, filetti di acciuga
arrotolati con capperi e parmigiano a pezzi in scatola. Il tutto era
acquistato presso una ditta di Parma o dei sobborghi, chiamata “Fratelli
Greci”, che negli anni 40-50, aveva un negozio che spediva merce in
tutta Italia mediante contrassegno. Di recente, in una mia visita a
Parma, in quanto componente della giuria al Festival Internazionale del
Film Scientifico, ho avuto modo di constatare che la ditta ancora
esiste, ma non sono a conoscenza se spedisca ancora oggi i propri
prodotti nel resto d’Italia come faceva allora, visto che essi sono
reperibili in qualsiasi supermercato.
Negli anni 40-50, nel mio paese, S. Arcangelo di Basilicata, si era
soliti preparare un piatto della vigilia a base di pesce; chi se lo
poteva permettere utilizzava le vongole o le cozze di giornata (erano in
pochi quelli che potevano avere mitili freschi). Gli altri, tra cui la
nostra famiglia, utilizzava i prodotti in scatola, tempestivamente
acquistati nei negozi specializzati.
Alcuni piatti erano confezionati con alici salate, che si acquistavano
nel negozio di Vincenzo La Casa, che, oltre che di Sale e Tabacchi, era
fornito di prodotti quali alici e sarde salate, caciocavalli, provoloni
Auricchio, un tempo molto in auge al mio paese.
Eravamo appena usciti dalla guerra e l’economia era ancora sofferente e
la vita quotidiana stentava a riprendersi. Era il tempo in cui un regalo
per una famiglia era basato su un chilo di pasta, (qualità ziti, avvolta
in carta lucida – color petrolio – che, tramite la nostra donna di
servizio, era inviata alla famiglia destinataria del regalo o consegnato
ad uno dei componenti della stessa, se per caso si trovavano al momento
nella rivendita). Erano tempi nei quali con un chilogrammo di pasta e
con l’aggiunta di pochi e poco costosi ingredienti, una famiglia
risolveva il problema del pasto di mezzogiorno.
Al mio paese, il menu della vigilia di Natale era composto da:
• spaghetti con salsa ed alici salate o vongole e cozze;
• per secondo baccalà, dato che la lontananza dal mare non permetteva,
se non raramente, l’arrivo del pesce fresco (ad esempio capitoni,
anguille, tonno, ecc.);
• frutti di stagione, quali sorbe, nespole invernali e mele di
differenti qualità, ma anche fichi imbottiti;
• per dolce, infine, veniva servito ‘u panemenische, composto da mosto
di vino concentrato, al quale si aggiungeva un po’ di farina di castagne
e mandorle.
Proprio una sera della vigilia di Natale mio padre medico dovette
prendersi cura di un tale Salvatore, bravo fabbro, soprannominato
papagnielle, che, mentre addentava un pezzo di baccalà in umido ebbe un
incidente : una spina ad arco si era infilata nella retrofaringe e
provocava al malcapitato dolori urenti e segni iniziali di asfissia. Si
recò d’urgenza alla nostra casa e mio padre dovette, con l’aiuto di uno
di noi, che illuminava il campo con una potente lampada, asportare la
spina del baccalà, profondamente infilata nella mucosa e dare così al
paziente la possibilità di ritornare alla propria casa, di riprendere il
pranzo interrotto ed a noi di poter iniziare il pranzo della vigilia di
Natale.
Roma, 9-11-2005
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