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ANTONIO MOLFESE |
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“O Casciune” - I Cassoni
In dialetto i recipienti dove conservare i cereali erano chiamati
casciune, erano generalmente costruiti in legno, di forma
parallelepipeda o circolare ed erano sistemati negli ambienti sottani
ipogei, dove i cereali potevano conservarsi all’asciutto e ad una
temperatura ragionevole, dal momento che le alte temperature
danneggiavano il prodotto; nel nostro caso il magazzino della masseria
di Monte Cellese, dove si insilava il grano, era sotto casa e ricordo
che il cassone era talmente grande che fu costruito all’interno di
questo ambiente per cui per poterlo tirare fuori si sarebbe dovuto o
smurare il magazzino o fare a pezzi il cassone. Era importante la buona
conservazione del grano in quanto serviva da seme per gli anni
successivi; il grano è facilmente attaccato da parassiti che poi
danneggiano il prodotto, ma nello stesso tempo possono produrre anche
alterazioni all’individuo che maneggia il cereale. Dai cassoni il grano
veniva tirato fuori quando si doveva vendere, quando si doveva molire
per fare farina e quindi il pane o quando si doveva seminare; ognuna di
questa operazioni era accompagnata da altre manualità che servivano per
rendere il prodotto usabile. Accanto al grano venivano conservati nei
cassoni altri cereali quali biada, orzo e legumi (ceci, lenticchie e
cicerchia), nonché le fave. Specie per le fave era un problema, dal
momento che queste non potevano essere conservate a lungo, altrimenti
andavano incontro ad alterazioni, in quanto i parassiti (tonchio)
potevano riprodursi nella massa di fave, e anche perché queste
producevano allergie al corpo umano quando la temperatura si elevava.
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