PINO GENTILE
 - La Città delle scale
 

- Capitolo XVI -


PROBLEMI E PROSPETTIVE NELLA CITTA'

PROBLEMI E PROSPETTIVE NELLA CITTA'
 

Collegamento meccanizzato Cocuzzo Portasalza

 

E’ veramente il ponte che voleva la città?

Ricordiamo, che nel 1999, l'architetto Michele Graziadei dichiara alla stampa che, la realizzazione dell’opera potrà dare alla città una struttura di grande rilevanza “che tanto ha fatto sognare i potentini ma sarà veramente efficace questo intervento per risolvere i problemi di traffico e di collegamento così come nelle intenzioni?

 

il progetto del ponte attrezzato, ribadisce l'architetto Graziadei, è un'idea di grande fascino, nata all’inizio degli anni ‘80, su cui sono state sviluppate anche due o tre tesi di laurea. E' certamente un’opera imponente e di grande rilievo per la città che all’epoca, il sindaco Fierro subito condivise e la fece propria riuscendo, entro il 1989, ad inserirla tra le opere previste nella programmazione urbanistica all’interno della Variante Generale al PRG. Dall’idea del collegamento al progetto così come esso è stato caratterizzato sono trascorsi circa tredici anni. Il progetto Gregotti, per quanto interessante come idea, non trovò grandi consensi, anzi ricordo che l’Ordine degli Architetti ebbe una posizione molto critica: "Il sistema di collegamento così come ipotizzato è troppo macchinoso e lento e si sviluppa per la maggiorparte in tunnel offrendo anche situazioni psicologiche poco felici. Per non parlare poi dei costi di gestione che certo rappresenteranno un grande problema".

 

Quindi era opportuno ripensarci?

Sono trascorsi tredici anni da quando è partita l’idea di realizzare il collegamento e credo ci sia stato tutto il tempo per convincersi; all’inizio, indubbiamente, c’è stata una maggior partecipazione, poi gli sviluppi successivi sono stati vissuti un po’ troppo in sordina, ma comunque il dibattito non è mancato. Certo se oggi ci ritroviamo con un “piatto già pronto” per essere consumato significa che la città ha condiviso questa scelta o comunque che le amministrazioni che hanno definito il progetto in questo modo, hanno così interpretato i risultati del dibattito.

 

Onori e meriti divengono quindi responsabilità da cui lei vuol tirarsi fuori, è vero?

Anche in Consiglio Comunale ho sottolineato che oltre ai meriti che ciascuna forza politica ha voluto attribuirsi per la realizzazione, ci sono le responsabilità per un’opera che francamente così come ipotizzata poco si addice alla città. Fermo restando il principio del collegamento tra Portasalza e Cocuzzo, nonché la cattura del traffico a valle che sono certamente ottime intuizioni, il progetto andava risolto in maniera diversa, un parere personale condiviso anche da altri operatori ma che comunque non ha avuto la forza per indurre a soluzioni alternative.

 

Allora andava proprio bloccato, in attesa di ridefinirlo in maniera più idonea o comunque con altre soluzioni?

Quando il Sindaco afferma che la città, a livello economico è in difficoltà è vero. Ritengo sia nostro dovere mettere in atto tutte le iniziative possibili per riavviare l’economia della città e del territorio. In tale ottica rinunciare ai 35 miliardi sarebbe stato ancora peggio. Spero che comunque possano risolversi positivamente tutte queste mie perplessità che non mi autorizzano ad ostacolare un percorso così ben tracciato solo perché il “mio ponte” sarebbe stato un altro. Le problematiche del quartiere Cocuzzo, Serpentone hanno bisogno di essere affrontate con grande determinazione ed in questo momento non c’è più il tempo per ripensamenti o per pensare a mettere in atto altre strategie.

 

Ma quale progetto avrebbe immaginato nella duplice veste di Architetto ed Assessore?

Non ho un progetto nella testa che mi suggerisce di prendere posizioni su qualunque altra soluzione che si discosta da esso. Se in una soluzione individuo elementi che non mi convincono, ho l’abitudine di esprimerli senza voler fare polemica con alcuno; mi rendo perfettamente conto che nell’amministrare una città bisogna valutare molti aspetti che sono completamente ignorati per chi osserva dall’esterno ma non credo che sia fatto bene non sforzarsi a dire quello che si crede giusto. Certo per un’opera così importante, non solo per Potenza ma per l’intero territorio, quale migliore occasione per un Concorso di Progettazione, meglio ancora per un Concorso di Idee dal momento che è proprio sulle proposte diverse di risoluzione del problema che dovevamo confrontarci senza fossilizzarci sull’unica ipotesi progettuale formata dallo studio Gregotti e portata avanti così fino all’esecutivo. E stata un’occasione perduta che deve servirci da monito per il futuro e mi auguro, nell’interesse generale della città che le mie preoccupazioni possano trovare subito soluzioni ed in tale direzione sarà concentrato tutto il mio impegno di architetto e di amministratore.

 

Sin qui l’assessore Graziadei sulla...sospirata realizzazione del ponte attrezzato che, a quanto pare, dovrebbe avvenire entro la primavera del 2004. Se son rose fioriranno...

 

 

 

 

Via del Gallitello dove il caos del traffico regna sovrano

Mediana

 

Il passaggio a livello continua a creare grandi disagi all’utenza.

 

Un nuovo sbocco alla circolazione cittadina e non solo, è dato dalla cosiddetta “mediana, di cui si parla da sempre: una strada che parte da contrada “Canale” (secondo polo dell’Università) e finisce in Via Zara di Potenza. E' in fase pre-progettazione, legata all’accordo di programma fra Comune e Regione Basilicata.

 

 

 

 

Via del Gallitello

 

La risoluzione dei problemi di questa zona (in testa il passaggio a livello che crea grandi intralci), è vincolata ai Prusst, programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio di Potenza e di altri 14 Comuni. C’è uno studio preliminare della Provincia di Potenza, che si accolla l’onere della spesa.

 

 

 

 

Rione Cucuzzo in cerca di identità

 

Cocuzzo sembra un quartiere dimenticato. Tra i più giovani e popolosi rioni della città, nato negli anni ‘80, sin dagli inizi ha vissuto di precarietà e stenti.

Un rione dove la gente si sente spesso figlia di nessuno e che crede poco nel cambiamento di tanto in tanto annunciati.

 

 

 

 

Il Serpentone

 

Il contratto di quartiere e la riqualificazione di Via Tirreno

Ma esistono idee e progetti per questo quartiere?

 

“Certamente, tiene a sottolineare l’assessore comunale all’Urbanistiva, architetto Michele Graziadei.

Perché esiste un progetto per la riqualificazione di Via Tirreno. Alla luce delle condizioni attuali, dei rapporti con l’intorno, della presenza imponente delle masse costruite, dell’evidente degrado ambientale del tessuto urbanizzato, non poteva limitarsi ad una semplice operazione di cosmesi, “eufeimsticamente individuata con la dizione “arredo urbano”. Una ipotesi di questo tipo, circoscritta al ridisegno delle aiuole spartitraffico, alla sostituzione dei lampioni, alla predisposizione di nuovi parcheggi, marciapiedi e panchine, sarebbe comparabile al rifacimento dei divani di una casa fatiscente o vicina al crollo; sarebbero in concreto risorse ed energie spese inutilmente, risorse ed energie che non cambierebbero, se non in minima parte, le condizioni di vita sociale e collettiva del quartiere.

 

Pur predisponendo di un progetto preliminare per la riqualificazione dell’area in oggetto, si è ritenuto opportuno bandire un concorso per la progettazione a sottolineare, l’importanza, la delicatezza e la forza con la quale si intendeva affrontare l’intervento”.

 

“Ed è così, aggiunge Graziadei, che ne è scaturita una proposta che mira ad ottenere risultati in grado di dialogare con le imponenti masse del “Serpentone” tentando una soluzione che manifesti un mutamento tangibile e ben evidente delle condizioni urbane.

 

L’elemento portante della trasformazione consiste nella eliminazione totale della Via Tirreno, almeno nella parte alta, dove scompaiono completamente le attuali corsie carrabili ed i previsti parcheggi lungo strada. Nella zona verso valle è invece prevista una sostituzione parziale delle carreggiate, poiché il grande asse viario esistente si ridimensiona in un tratto ad un solo senso di marcia. Via Tirreno, viene allora ad assumere il ruolo e le valenze di un grande parco lineare in grado di inserirsi in modo più organico con le previsioni più generali legate anche alla costruzione del ponte attrezzato che funzionerà come sistema per il collegamento rapido tra il centro storico e il quartiere Cocuzzo Poggio Tre Galli. Ed è proprio l’asse attrezzato che non può essere troncato alla fine della risalita senza proseguire naturalmente all’interno dell’abitato come struttura di transito sottratta al traffico veicolare”.

 

“Questa ipotesi funzionale, spiega l’assessore, così concepita prevede, il potenziamento della viabilità anulare esterna per recuperare, alla percorrenza urbana e all’utilizzo pubblico, il cuore del quartiere compreso tra le due grandi pareti verticali del “Serpentone” e del “Serpentino”. Ed è così che il quartiere di “cemento” diventa un quartiere “verde”, recuperando l’idea lecourbuseriana dell’Unitè dhabitation che si fonda sul principio della forte concentrazione della residenza in un singolo edificio, come nel caso in questione, che rimane tuttavia sospeso da terra attraverso i pilotis su di un grande parco verde.

 

Ecco allora che la realizzazione del grande parco di intonazione “naturalistica” del vallone di Santa Lucia, che si estende per circa 90 ettari sulla vallata che guarda il centro storico, si fonde con via Tirreno, seguendo una predisposizione a parco che si sviluppa su di una superficie di oltre 10.000 metri quadrati snodandosi lungo l’edificato esistente conferendo al quartiere quell’opportuno ritrovamento di valori urbanistico-architettonici e sociali che costituiscono elemento fondamentale per un riscatto dell’intero abitato”.

 

 

 

 

Alla ricerca di una logica abitativa

 

Tornando sulle motivazioni di carattere generale e strategico, si può constatare come risulti evidente, anche allo “spettatore” più sprovveduto, che il quartiere non godrà di benefici determinanti attraverso i previsti maquillage superficiali come il necessario, ma non sufficiente, rifacimento di alcune facciate, o il previsto svuotamento della sommità degli edifici; pochi abitanti se ne accorgerebbero, e forse, dolorosamente, solo quelli dei piani alti. Bambini, anziani, genitori tutti, insomma, devono trovare, secondo la logica della più ovvia cultura urbana, una propria soddisfazione in termini di habitat, non tra il decimo e il dodicesimo piano, ma a terra, dove il calpestio rende conto, in termini di fruibilità, di quegli spazi vitali la cui mancanza offende la vita pubblica in misura molto più rilevante delle imponenti volumetrie degli edifici esistenti.

 

Tutto ciò deve essere esplicitato in modo chiaro per poter coinvolgere tutti in questo grande progetto di liberazione e trasformazione degli spazi a terra, puntando con particolare efficacia alla trasformazione delle parti basamentali dei volumi edilizi come prosecuzione del Parco che recupererebbe in tal modo alcune migliaia di metri quadri di superficie coperta pedonale utilizzabile come una sorta di piazza lineare al coperto, come un giardino d’inverno, con negozi ed altre attività di interesse collettivo. Ciò che mortifica il quartiere, vale ancora la pena di ribadirlo, non sono le architetture costruite, pur se fuoriscala, ma la totale mancanza di superfici a terra dedicate alla vita sociale; superfici che hanno la forza di trasformare un agglomerato edilizio in città.

 

A riprova del contrario basterebbe pensare quale vita potrebbe offrire il nostro centro storico senza piazza Prefettura, senza via Pretoria, senza tutte le aree a terra con i suoi negozi. Il "Srpentone", attualmente, corrisponde ad una città a cui è stato tolto il piano terra, cioè il 100% della sua espressione pubblica e collettiva. L’intervento del Comune di Potenza, punta ad un radicale cambiamento nell’utilizzo del suolo tentando la trasformazione dell’attuale sommatoria di case in uno spazio urbano ove prevale la vita di relazione e si coglie il senso di città Con una metafora potremo asserire che più che il piccone demolitore, serve il coraggio di tentare la strada delle idee e della continuità storica; più delle ipotesi futuribili serve una attenta osservazione del passato e delle più avanzate esperienze in ambito europeo.

 

“Ed è proprio l’esperienza di Barcellona, da dove proviene l’architetto Miralles, spiega Graziadei, che ha fatto maturare l’idea; il problema della qualità urbana è stato risolto impostando un colossale ridisegno del livello del suolo, dei vuoti, lasciando agli edifici la loro precedente consistenza che tuttavia è segnata da una presenza meno appariscente.

 

Naturalmente anche il disegno dello spazio a terra diviene elemento fondamentale del progetto per cui appare evidente che non è sufficiente predisporre una complessiva ristrutturazione funzionale del suolo per ottenere un nuovo contesto in grado di reggere l’impatto impressionante dell’esistente. I fabbricati esistenti si presentano come enormi pareti che delimitano le gole di un grande canyon alla cui base scorre un fiume che ha ammassato rocce secolari che devono costituire gli oggetti e i decori del parco, le siepi, gli alberi, le caverne, i padiglioni che arredano e animano il parco della tradizione rinascimentale.

 

A terra l’asfalto è sostituito da un diffuso prato verde popolato di scogli che animano e rendono evidente la presenza del parco stesso, non come semplice accessorio dell’abitato, ma come presenza rilevante fino al limite di distruggere con la sua mirabile forza la presenza dei supercondomini.

 

Dal punto di vista del funzionamento e delle attività il nuovo parco a sviluppo lineare, previsto in sostituzione della via Tirreno, vuole rivitalizzare il suolo e le sue potenzialità abitative; per tali finalità l’elemento fondamentale del nuovo disegno corrisponde all’individuazione di una nuova linea di sezione longitudinale che riporti i piani terra ad una condizione di vivibilità che in molti casi l’attuale “livelletta” nega.

 

Inoltre, si prevede la liberazione di molte superfici a terra al di sotto del “serpentone”, in modo da liberare la vista sulla vallata, futuro parco, che guarda verso il centro storico di Potenza. In accordo con l’ATER si potrà ottenere un nuovo utilizzo dei piani terra anche dal punto dei servizi e di eventuali attività sociali e commerciali. Inoltre il progetto prevede nella parte alta del parco, in prossimità della conclusione del complesso, uno spazio coperto destinato ad un grande bar-ritrovo che dovrebbe fungere da elemento di aggregazione giovanile e di svago per gli anziani cui è destinato principalmente l’uso in ore diurne del parco. Anche le strutture commerciali esistenti dovrebbero trovare un nuovo impulso dall’uso ottimale dei livelli che sostituiscono all’unico piano interrato un insieme di salti e terrazze che trovano un corrispettivo negli edifici.

 

Per quanto riguarda la dotazione di parcheggi il progetto definitivo in questione prevede di mantenere tutti i posti predisposti in fase di progetto preliminare, in modo che l’eliminazione di via Tirreno non costituisca un aggravio in termini di possibilità di sosta degli autoveicoli confermando, comunque, la prevista ottimizzazione della situazione attuale.

 

A tale scopo il progetto prevede, oltre il parcheggio interrato posto davanti alla chiesa attuale, anche la costruzione di posti auto interrati sotto la strada esterna lato valle. In questo modo si pensa di ottenere la possibilità di costruire una struttura che funzioni anche architettonicamente quale limite del parco, come nuove mura urbane, come terrazza panoramica, come passeggiata.

 

 

 

 

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